Il Nobel al “papà” dei bambini in provetta: le perplessità morali della Chiesa

Mons. Roberto Colombo

La Chiesa cattolica, pur riconoscendo “l’importante scoperta scientifica” del prof. Robert Edwards, ricorda ”che la fecondazione in vitro suscita gravi interrogativi morali quanto al rispetto della vita umana nascente e alla dignità della procreazione umana”. A esprimere questo giudizio sull’assegnazione del Premio Nobel per la Medicina al ”papà dei bambini in provetta” è mons. Roberto Colombo, docente della Cattolica di Milano e membro della Pontificia Accademia della Vita e del Comitato nazionale di bioetica.

”Non tutto ciò che è scientificamente brillante, clinicamente possibile e giuridicamente consentito è, per ciò stesso, esente da questioni etiche, familiari e sociali”, aggiunge il religioso, uno dei massimi esperti italiani in questioni bioetiche e direttore dell’Istituto per lo studio delle malattie ereditarie rare.

”Mentre molti, in queste ore -spiega – mettono in luce i successi delle tecniche di procreazione medicalmente assistita sviluppate a partire dal lavoro di Edwards, la loro diffusione in ogni parte del mondo, ed il gran numero di bambini nati attraverso di esse, senza nulla togliere al merito scientifico e clinico della scoperta premiata con il Nobel, non si può tuttavia dimenticare il numero ancor più grande di vite umane individuali, allo stadio di sviluppo embrionale, che sono state interrotte dalle condizioni sperimentali della loro coltura in vitro, dalla selezione operata su di esse e dal mancato impianto in utero”.

Colombo ha concluso il suo intervento affermando che “il primato della tutela e promozione della vita e della dignità della persona umana non sono commisurabili con un progresso scientifico o tecnologico, anche di altissimo profilo”.

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