Nobel per la Pace al dissidente cinese Liu Xiaobo. Pechino: “Un’oscenità”. Obama: “Liberatelo”

Liu Xiaobo

Dopo il Nobel, Obama sfida la Cina: “Pechino liberi il dissidente”. Il Premio Nobel per la pace 2010 è stato infatti attribuito al dissidente cinese Liu Xiaobo. Le attese della vigilia sono state pienamente confermate e la nomina è uno schiaffo alla Cina, che alla vigilia aveva già detto di ritenere il premio a Liu un “gesto ostile”. E che ora dice: è un’oscenità l’assegnazione del Nobel per la pace al dissidente Liu Xiaobo ed è ”contraria ai principi del premio”.

Il ministero degli esteri di Pechino, inoltre, definisce Liu Xiaobo ”un criminale” che è stato condannato dalla giustizia cinese”. La decisione di dargli il nobel, si legge in una nota di Pechino, è destinata a ”nuocere alle relazioni tra la Cina e la Norvegia”. Il ministero degli esteri ricorda che, secondo le parole del suo fondatore, Alfred Nobel, il premio per la pace deve essere assegnato a ”persone che hanno promosso la fratellanza tra le Nazioni, l’abolizione o la riduzione degli armamenti e che si sono sforzate di promuovere iniziative di pace”. Le ”azioni” di Liu Xiaobo, conclude il comunicato, sono ”completamente contrarie” a questi principi.

Alla vigilia del conferimento del premio lo stesso presidente del comitato del Nobel, Thorbjoern Jagland, aveva lasciato intendere che il premio sarebbe andato ad un personaggio “controverso”. E controverso lo è davvero Liu. Tanto che secondo un messaggio postato su Twitter, alla notizia del conferimento del Nobel, la polizia cinese si è recata nell’abitazione di Liu a Pechino, non gli ha comunicato il conferimento del premio e ha impedito a Liu Xia, la moglie del premio Nobel, di parlare. Inoltre in Cina la trasmissione in diretta della rete televisiva Bbc sull’annuncio del premio Nobel per la pace è stata interrotta.

Le motivazioni. Spiegando le motivazioni per l’assegnazione in diretta sul sito web del comitato, Jagland ha detto che Liu è stato scelto “per la sua lotta lunga e non violenta per i diritti umani fondamentali in Cina. Il Comitato ritiene da molto tempo che ci sia uno stretto legame tra i diritti umani e la pace”. Il premio prevede un assegno da 10 milioni di corone svedesi (1,5 milioni di dollari) e verrà consegnato a Oslo il 10 dicembre. Non è chiaro chi ritirerà il premio, se a Liu non verrà permesso di viaggiare in Norvegia.

Chi è il nuovo premio Nobel per la pace. Liu Xiaobo è un’ex figura di primo piano del movimento di Piazza Tienanmen e sta attualmente scontando una condanna a 11 anni di carcere dopo essere stato riconosciuto colpevole di sovversione. Liu, che già aveva trascorso lunghi periodi in galera, è stato accusato di essere tra i promotori di Carta08, il documento favorevole alla democrazia che è stato firmato da oltre duemila cittadini cinesi. Liu era stato arrestato alla fine del 2008 ma la condanna gli fu inflitta nel giorno di Natale del 2009, probabilmente nella speranza di ridurre la copertura dei mezzi d’informazione occidentali.

Nato nel 1955 nella città industriale di Changchun, nel nordest della Cina, Liu era un giovane e brillante professore universitario di letteratura quando scoppio’ il movimento studentesco del 1989 e fu tra gli intellettuali che si schierarono con i giovani, partecipando con i dirigenti studenteschi Wang Dan e Wu’er xi alla fondazione dell’ Federazione Autonoma degli Studenti che fu la struttura dirigente delle proteste. Piu’ volte, Liu partecipo’ al fianco degli studenti ai falliti tentativi di dialogo con le autorita’.

La situazione su piazza Tiananmen, occupata dagli studenti democratici, precipito’ tra la fine di maggio e l’ inizio di giugno, quando fu chiaro che i riformisti del Partito Comunista, guidati dal segretario Zhao Ziyang, erano stati sconfitti e che il leader supremo Deng Xiaoping aveva scelta la via della repressione. Il primo giugno Liu, insieme al popolare cantante taiwanese Hou Dejan, aderi’ allo sciopero della fame proclamato dagli studenti. Nelle ore e nei giorni successivi Liu Xiaobo, secondo Andrew J. Nathan e Perry Link, autorevoli sinologi e responsabili della pubblicazione del libro The Tiananmen Papers – che rimane la ricostruzione piu’ completa di quei drammatici avvenimenti -, si adopero’ per cercare di convincere i giovani ad evacuare la piazza prima dell’ intervento dell’ esercito.

Non ebbe successo, e il 4 giugno i soldati dell’ Esercito di Liberazione Popolare sgombrarono la piazza con la forza, uccidendo centinaia di persone. Pochi giorni dopo Liu Xiaobo, accusato di essere una delle ”mani nere” che secondo il Partito Comunista Cinese manovravano gli studenti fu arrestato e trascorse 18 mesi in prigione dopo essere stato condannato come ”controrivoluzionario”.

Nel 1995 fu condannato a tre anni in un campo di ”rieducazione attraverso il lavoro” per aver diffuso articoli critici verso il governo. Scontata la pena, gli fu vietato di continuare ad insegnare.L’ ex-professore continuo’ a criticare il regime autoritario con saggi e articoli che venivano pubblicati all’ estero e diffusi clandestinamente in Cina. Negli anni precedenti al suo arresto, Liu era diventato uno dei principali punti di riferimento per gli dissidenti cinesi e gli attivisti dei gruppi internazionali per i diritti umani. E’ sposato con Liu Xia, anche lei un’ insegnante. La coppia non ha figli.

I complimenti del Dalai Lama. ”Premiare con il Nobel per la pace Liu Xiaobo e’ il riconoscimento della comunita’ internazionale all’innalzamento della voce tra il popolo cinese per premere la Cina attraverso riforme politiche, legali e costituzionali”. Cosi’ scrive il Dalai Lama, leader tibetano in esilio e premio Nobel per la Pace, in un messaggio di congratulazioni per l’assegnazione del Nobel al dissidente cinese Liu Xiaobo.

In un messaggio pubblicato sul suo sito internet e diffuso da Twitter, il Dalai Lama si e’ voluto congratulare con Liu Xiaobo, con il quale aveva firmato la ”Carta 08” per la quale il dissidente e’ in carcere da 11 anni. ”Chiedo al governo cinese di rilasciarlo”, scrive il Dalai Lama nel suo messaggio, ricordando che aveva espresso pubblicamente nel dicembre del 2008, la sua ammirazione per Liu Xiaobo. ”Io credo – scrive il leader tibetano in esilio – che negli anni a venire le future generazioni di cinesi potranno beneficiare dei frutti degli sforzi che i cittadini cinesi stanno facendo”.

”Credo inoltre – ha aggiunto il Nobel per la Pace nel 1989 – che le dichiarazioni recenti del Premier Wen Jiabao sulla liberta’ di stampa siano indispensabili per ogni Paese e il desiderio della democrazia e della liberta’ siano irresistibili come riflesso della crescita acquisita per una piu’ aperta Cina. Queste riforme possono solo portare a un’ armoniosa, stabile e prosperosa Cina, che puo’ contribuire grandemente a un mondo piu’ pacifico”. La richiesta del rilascio del dissidente e di tutti coloro che sono in prigione in Cina per ”aver esercitato la loro liberta’ di espressione”, chiude il messaggio del Dalai Lama.

La rosa dei “papabili” per il Nobel comprendeva anche l’afghana Sima Samar, una attivista per i diritti della donna, il dissidente uiguro in esilio Rebiya Kadeer, la Dvb, una radio dell’opposizione birmana che trasmette da Oslo e l’ex cancelliere tedesco Helmut Kohl.

Per la candidatura di Liu Xiaobo si era mosso l’ex presidente della Repubblica ceca Vaclav Havel, con una lettera all’International Herald Tribune. Ed era scoppiato il caso. Il direttore del Nobel, Geir Lundestan, aveva riferito nei giorni scorsi che, secondo il viceministro degli Esteri cinese Fu Ying, l’assegnazione del Nobel a Liu sarebbe stato un ”gesto ostile”. Qualche giorno dopo, lo stesso viceministro, alla vigilia del viaggio in Europa del premier Wen Jiabao ha evitato di smentire o confermare, chiedendosi in una conferenza stampa il perché di tanto interesse dei giornalisti.

Carta08, il documento che fa paura a Pechino. Carta08, il documento che e’ costato 11 anni di prigione al premio Nobel per la pace 2010 Liu Xiaobo, e’ stato volutamente modellato sul documento diffuso nel 1977 da un gruppo di intellettuali cecoslovacchi tra cui un altro premio Nobel, lo scrittore ed ex-presidente ceco Vaclav Havel. I firmatari di Carta77 si impegnavano a ”battersi individualmente e collettivamente per il rispetto dei diritti umani e civili nel nostro Paese e nel resto del mondo”.

Il documento chiedeva la fine del regime a partito unico allora in vigore nella Cecoslovacchia, parte della sfera d’ influenza della Russia, che era chiamata Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (Urss) e l’ instaurazione di un sistema pienamente democratico basato sul rispetto delle leggi. ”Il popolo cinese – e’ scritto su Carta08 – comprende molti cittadini che vedono chiaramente che la liberta’, l’ uguaglianza e i diritti umani sono valori universali dell’ umanita’ e che la democrazia e un governo costituzionale sono le istituzioni fondamentali per proteggere questi valori”. Decine di intellettuali hanno partecipato alla stesura di Carta08, in un processo che si e’ protratto per mesi.

Il documento e’ stato reso pubblico alla fine del 2008 con 303 firme di scrittori, avvocati, giornalisti, accademici e cittadini ordinari. In quel periodo la polizia cinese ha fermato e interrogato tutti i firmatari iniziali. Il documento, nelle poche ore nelle quali e’ rimasto accessibile su Internet, ha raccolto oltre duemila firme. L’ unico ad essere trattenuto fu Liu Xiaobo che nel 2009 fu accusato di ”incitamento alla sovversione del potere dello Stato e a rovesciare il sistema socialista” per il ruolo avuto nell’ elaborazione di Carta08.

Un altro dei firmatari della Carta, l’ intellettuale Xu Youyu, ha scritto che lanciando il documento, ”l’ intento di Liu Xiaobo era quello di riaffermare, dato che il governo ha riconosciuto la Dichiarazione universale dei diritti dell’ uomo e che ha firmato la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, che queste sono le norme che regolano l’ interazione tra il popolo cinese ed il governo cinese”. Nonostante questi impegni, si legge ancora su Carta08, ”…la realta’ che chiunque puo’ vedere e’ che in Cina ci sono molte leggi ma non un modo di governare basato sulla legge; c’ e’ una Costituzione ma non un governo costituzionale; l’ elite’ al potere continua ad aggrapparsi al suo potere autoritario e a respingere qualsiasi movimento verso un cambiamento politico”.

Secondo Nicholas Becquelin, attivista del gruppo umanitario Human Rights Watch, la reazione delle autorita’ cinesi indica che Carta08 e’ stata considerata ”diversa” e ”piu’ grave” di altri precedenti pronunciamenti dei dissidenti. All’ inizio, aggiunge Becquelin, Pechino era preoccupata dalle reazioni che avrebbe potuto suscitare l’ arresto di Liu. ”Comunque – conclude – la risposta diplomatica internazionale e’ stata sorprendentemente debole”.

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