La moglie di Liu Xiaobo, il dissidente cinese detenuto vincitore del premio Nobel per la Pace 2010, spera di poter ritirare il premio a nome del marito nella cerimonia che si terrà il 10 dicembre a Oslo, in Norvegia. La donna, Liu Xia, ha espresso la sua speranza in una conversazione telefonica con un gruppo umanitario di Hong Kong, che è riuscito a tenersi in contatto con lei nonostante la stretta vigilanza esercitata dalla polizia politica cinese, che ha cercato di isolarla completamente dal resto del mondo da venerdì sera, quando è stata annunciato l’assegnazione del premio al marito.
Un portavoce dell’Ambasciata americana a Pechino ha chiesto alla Cina di ”mettere fine alle restrizioni alla libertà ” della donna, che di fatto si trova agli arresti domiciliari nella sua residenza di Pechino. Ieri la polizia ha impedito a una delegazione dell’Unione Europea di incontrarla. Un portavoce del ministero degli esteri cinese ha affermato di ”non conoscere” la donna. In una conferenza stampa a Pechino il portavoce del ministero, Ma Zhaoxu, ha definito Liu Xiaobo ”un criminale” e ha sostenuto che conferirgli il premio è stata una ”mancanza di rispetto nei confronti del sistema giudiziario cinese”.
”Se stanno cercando di cambiare il sistema politico cinese…hanno chiaramente sbagliato i calcoli”, ha aggiunto il portavoce. Intanto gli avvocati del dissidente hanno affermato che potrebbero chiedere un nuovo processo. Liu Xiaobo sta scontando una condanna a 11 anni di reclusione per ”istigazione alla sovversione”. Il processo, che è durato un giorno, si e’ basato su alcuni articoli che ha scritto e sul ruolo che ha avuto nella stesura del documento Carta08 che chiede l’ instaurazione in Cina di un sistema pienamente democratico.
