BRUXELLES – A Bruxelles si usano toni tranquillizzanti, si sottolinea che in tutti gli Stati Ue, al momento, i livelli di radiazione sono normali. Ma con la situazione creatasi alla centrale nucleare di Fukushima in Giappone, in seguito al terremoto e allo tsunami, l’Europa sa altrettanto bene di dover fare i conti con le inquietudini, mai sopite, su quel modo di produrre energia.
Non si è fatta attendere la risposta della Germania, uno dei paesi Ue che con Francia e Regno Unito ha il maggior numero di centrali nucleari sul proprio territorio. Angela Merkel ha annunciato che due dei più vecchi impianti nucleari tedeschi chiuderanno subito.
Anche la Svizzera ha fatto sapere di aver sospeso le procedure per nuove centrali, in attesa di eventuali norme di sicurezza più stringenti. Se necessario, ”l’Unione europea è pronta a decidere misure di emergenza e di sicurezza in seguito all’allarme nucleare in Giappone”, ha scandito il commissario Ue all’ambiente, Janez Potocnick, dopo aver affrontato l’argomento nella riunione di oggi a Bruxelles dei ministri Ue dell’Ambiente.
Intanto per domani è stata convocata una riunione d’urgenza dei ministri e di tutti i 27 rappresentanti europei delle autorità del nucleare: per l’Italia ci sarà il direttore di Ispra, Stefano La Porta.
Quanto prima, il commissario Ue all’energia, Gunther Oettinger, ha chiesto anche una riunione di emergenza dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, sebbene il direttore generale, il giapponese Yukiya Amano, si sia affrettato a dire che ”non ci sarà una seconda Cernobyl”.
”Quello che è accaduto in Giappone è chiaramente un incidente nucleare molto grave e il rischio di catastrofe non può essere scartato”, ha affermato la ministra francese dell’Ambiente Nathalie Kosciusko-Morizet.
Al tavolo del Consiglio Ue dei ministri dell’ambiente, si è mostrato molto preoccupato l’austriaco Nikolaus Berlakovich che ha reclamato stress test su tutte le centrali europee, in tutto 143: ”I Paesi nostri vicini basano tutto sul nucleare e noi chiediamo la massima sicurezza per garantire la popolazione”.
Preoccupazione è stata espressa anche dalla rappresentante della Grecia, un altro paese che, con l’Austria, ha detto no al nucleare: Tina Birbili ha puntato il dito soprattutto contro le centrali sud-orientali dell’Europa, a suo avviso, ”tutte in zone a rischio sismico”.
Ma qualche dubbio comincia a farsi largo anche in altri Stati membri che, invece, hanno optato per il nucleare. Quanto accaduto ”avrà conseguenze anche sul dibattito in corso in Belgio sul prolungamento della durata dello sfruttamento delle centrali nucleari”, ha fatto sapere il ministro degli interni belga Annemie Turtelboom.
E il ministro Janusz Zaleski non nega che quanto accaduto stia provocando discussione anche in Polonia, proprio mentre il governo sta lavorando al progetto per il nucleare.
Nessun dubbio invece per l’Italia. La linea italiana sul nucleare ”non cambia”, ha detto ai giornalisti il ministro per l’ambiente Stefania Prestigiacomo invitando a evitare allarmismi.”Rientrare nel nucleare, come ha scelto di fare l’Italia”, è – ha detto – ”un vantaggio e si possono rassicurare i cittadini che sara’ fatto con il massimo dell’attenzione e della cautela”, puntando ”sulle ultime tecnologie disponibili in questo momento”. ”L’energia nucleare è una realtà e lo sarà per un bel po’ di tempo”, ha tagliato corto la commissaria Ue al clima, la danese Connie Hedegaard.
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