PRETORIA – Oscar Pistorius è tornato sul banco dei testimoni nel processo per l’uccisione della sua fidanzata Reeva Steenkamp, raccontando di come morì fra le sue braccia. L’ex campione paralimpico sudafricana ha ripetuto di aver pensato che i rumori in bagno fossero di un intruso e ha un agghiacciante resoconto dei suoi vani tentativi di salvarle la vita dopo che la trovò agonizzate dietro la porta del bagno.
“Cercai di fermare il sangue che usciva da un fianco”, ha spiegato, “cercai davvero di aiutarla a respirare, le tenevo la testa per fare pressione, ma mi sono reso conto che era giò morta quando la tenevo”. “Non c’era più nulla che potevo fare per lei”. In sostanza la ragazza morì tra le sue braccia, prima dell’arrivo dell’ambulanza.
Poi Pistorius, che già nelle due precedenti udienze ha dato segni di cedimento emotivo scoppiando più volte a piangere, è stato contro-interrogato dal procuratore Gerrie Nel. Un assaggio di quello che sarà il livello della pressione si è avuto già nel brusco inizio dell’interrogatorio: “Hai ucciso Reeva Stenkamp, non è vero?”, gli ha chiesto il pm.