Oscar Pistorius “in cella sarà picchiato e…” Ecco cosa lo aspettava in carcere

Oscar Pistorius, su Whatsapp tentativo di estorsione a sua famiglia (foto d’archivio Ansa)

PRETORIA – Picchiato e violentato in prigione a meno che non pagassero una mazzetta. A essere oggetto del tentativo di estorsione è la famiglia di Oscar Pistorius, tramite messaggi di una persona ancora sconosciuta su WhatsApp.

Il 29enne ex campione paralimpico, rischia di dover affrontare più di 15 anni di carcere per aver sparato alla fidanzata Reeve Steenkamp nella casa di Pretoria, il giorno di San Valentino del 2013. Pistorius, era stato precedentemente condannato per omicidio colposo, poi commutato in omicidio volontario e tra due settimane, presso la Corte Suprema di Pretoria, sarà emessa la sentenza.

Secondo Anneliese Brugess, portavoce della famiglia, una persona sconosciuta ha sostenuto di avere prove che avrebbero demolito l’accusa ed ha chiesto un compenso, ma dopo il mancato pagamento ha inviato un messaggio aggressivo in cui minacciava che avrebbe fatto picchiare e violentare Pistorius in carcere, qualora fosse rientrato in prigione dagli arresti domiciliari.

Il messaggio è stato inviato il 16 giugno a un cugino dell’atleta, Arnoldus Pistorius, il qualche afferma che lo sconosciuto ha iniziato a fare minacce quando Pistorius non ha risposto alle sue richieste. La polizia ha confermato che sta esaminando le minacce fatte alla famiglia e ancora non ha proceduto a nessun arresto.

Nel 2014, l’ex campione paralimpico è stato condannato a cinque anni di carcere dopo essere stato giudicato colpevole di omicidio colposo per la morte di Reeva, dicendo che l’aveva scambiata per un intruso entrato in casa. Lo scorso ottobre, dopo aver scontato un anno dei cinque di condanna, è uscito dal carcere ed è rimasto agli arresti domiciliari a casa dello zio, a Pretoria.

La condanna per omicidio colposo è stata poi commutata in omicidio volontario, che comporta un minimo di 15 anni di detenzione. Durante l’udienza della scorsa settimana a Pretoria, cercando un ultimo gesto di clemenza Pistorius ha traversato l’aula incerto e barcollante sulle punte dei moncherini.

L’atleta, noto come Blade Runner, quando gli stato chiesto di togliere le protesi sembrava umiliato e familiari, fans, persone tra il pubblico hanno pianto.  Con la maglietta intrisa di sudore e gli occhi pieni di lacrime, ha iniziato a camminare con passo incerto, cercando di mantenersi in equilibrio sfilando davanti al pubblico in cui c’erano anche Barry e June Reeva Steenkamp, genitori della vittima.

All’inizio dell’udienza, il padre di Reeva, in una straziante testimonianza interrotta più volte dal suo pianto, ha esortato il giudice a mostrare le immagini dei colpi inflitti da Pistorius alla sua unica figlia.

Barry Steenkamp, ​​72, ha anche affermato come più volte abbia inflitto a se stesso lesioni con aghi da insulina al fine di “sentire parte del dolore” che sua figlia aveva sofferto prima di morire dissanguata.

“Penso a lei ogni giorno della mia vita, mattina, mezzogiorno e sera, penso a lei per tutto il tempo” e ha descitto il dolore della moglie:”Lei probabilmente è un po’ più forte, ma l’ho sentita piangere di notte e parlare con Reeva”.

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Alberto Francavilla