Pakistan. Fatwa e omicidi anti-vaccino: preferiscono la poliomelite alla scienza

Pakistan: medici somministrano il vaccino, ma gli integralisti preferiscono la polio alla scienza occidentale

ISLAMABAD, PAKISTAN – Preferiscono la poliomelite per i loro bambini alla scienza occidentale, ai semplici vaccini considerati strumenti del demonio. Nuovi barbari omicidi scuotono il Pakistan: cinque volontarie per la campagna di vaccinazione anti-polio, tra le quali tre ragazze di 17, 18 e 19 anni, sono stati uccise il 18 dicembre con un colpo di pistola alla testa sparato a bruciapelo in una serie di attacchi coordinati nell’arco di 20 minuti.

Quattro volontarie sono state assassinate a Karachi, la turbolenta metropoli meridionale infestata da organizzazioni mafiose e da insorti islamici che si contendono il controllo dei quartieri. Due di loro sono state colpite mentre somministravano il vaccino a dei bambini, le altre mentre si spostavano di casa in casa per la profilassi. Una quinta volontaria, 17 anni, è morta in un attacco a Peshawar, il capoluogo della provincia nord occidentale di Khyber Pakhtunkhwa. Altri due volontari sono rimasti feriti, mentre un operatore è stato ucciso ieri, anche se fonti di polizia non confermano l’omicidio sia legato al vaccino.

Immediata la reazione delle autorità sanitarie pachistane, che hanno deciso di sospendere la somministrazione dei vaccini a Karachi, megalopoli con 18 milioni di abitanti. La campagna nazionale, coordinata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), era iniziata appena ieri ed è mirata a vaccinare oltre 5 milioni di bambini. Non ci sono indizi sugli assalitori, ma si sospettano i militanti islamici, da sempre contrari alle vaccinazioni. Dei gruppi religiosi avevano emesso delle “fatwa” contro la profilassi anti-polio che, secondo secondo un’assurda credenza popolare diffusa tra i radicali islamici, avrebbero conseguenza sulla fertilità maschile.

Alcuni team di volontari avevano anche ricevuto minacce di morte. Anche i talebani si oppongono in quanto temono che gli operatori sanitari siano agenti di spionaggio. In questo ambito, il caso più eclatante è quello del medico pachistano Shakeel Afridi, condannato a 33 anni di carcere, con l’accusa di aver lavorato sotto copertura per la Cia appunto come medico vaccinatore, solo per prelevare il dna della famiglia di Osama bin Laden e identificare così il suo covo nella città-guarnigione di Abbottabad, dove è poi stato ucciso nel maggio 2011. Una paranoia politica mascherata da pregiudizio religioso o tribale.

Lo scorso giugno, un leader del Nord del Waziristan, la roccaforte dei militanti islamici al confine con l’Afghanistan, aveva vietato una campagna di vaccinazione nella sua area per protestare contro il lancio di droni americani, mettendo così a rischio la salute di 240 mila bambini. Poco tempo dopo la messa al bando, un medico del Ghana era stato ferito a Karachi. Spesso sono anche gli stessi genitori che impediscono che i figli siano vaccinati contro la poliomielite, una malattia che può portare alla paralisi e diffusa ormai solo in tre Paesi, dove abbondano conflitti civili ed estrema povertà.

A parte il Pakistan, questo virus altamente contagioso esiste infatti ancora in Afghanistan e in Nigeria. Nel 2011 sono aumentati i casi secondo l’Oms, che nel 1988 ha lanciato una massiccia iniziativa per “liberare” il Pianeta dalla poliomielite, come è stato per il vaiolo. Grazie alla massiccia campagna di vaccinazioni, la vicina India è stata rimossa a febbraio dalla lista dei Paesi a rischio dopo aver superato un anno senza nuovi casi. Dall’inizio dell’anno, in Pakistan almeno 47 bambini sono stati colpiti, secondo statistiche di ottobre. Si tratta di una drastica riduzione rispetto al 2011, quando si sono verificati 154 casi, un record che non si registrava da diversi anni.

Published by
Warsamé Dini Casali