CITTA’ DEL VATICANO – Nessun vero complotto, né un attacco premeditato alla Chiesa cattolica. Dietro gli ultimi scandali che agitano i Sacri Palazzi, dal caso Viganò all’affaire di un presunto complotto al Papa – tutti scoppiati con la pubblicazione sulla stampa italiana di documenti riservatissimi sfilati dagli archivi della Segreteria di Stato -, c’è piuttosto una ”crisi di leadership”, aggravata da una perdita di fede da parte di non pochi preti operanti in Curia che si prestano a fare da ”bassa manovalanza” a giochi di potere di chi, ben più in alto, guarda già al futuro Conclave.
In questo modo, però, fanno il male soprattutto del popolo di fedeli della Chiesa che rimane ”disorientato” di fronte a fatti che nulla sembrano avere a che fare col messaggio evangelico. E’ l’opinione di Gianfranco Svidercoschi, decano dei vaticanisti italiani, ex vicedirettore dell’Osservatore romano ed autore del volume ‘Mal di Chiesa’, sulle recenti vicissitudini che hanno scosso i Sacri Palazzi. ”Rispetto a quanto ho scritto nel mio libro – afferma – la realtà ha superato quello che io ho immaginato”.
”Dietro ai recenti fatti, innanzitutto – spiega il vaticanista -, c’è una crisi ideale da parte di queste persone, presumibilmente preti, che fanno uscire documenti riservati. Che ci sia un comportamento tale da parte di chi ha fatto un giuramento di fedeltà alla Chiesa è già di per sé molto grave. Ma – sottolinea – c’è anche un problema di leadership: ad un Papa teologo forse doveva corrispondere una maggiore attenzione da parte di una struttura fondamentale della Chiesa, qual è la Segreteria di Stato, per controbilanciare l’atteggiamento di un Papa che non è così presente nella realtà ecclesiale”.
”Rilevo anche – prosegue Svidercoschi – una sorta di crisi strutturale e umana. Si è parlato forse esagerando, addirittura di ‘bande’. Di sicuro ci sono dei gruppi contrapposti e forse questi, a livello di vertici, lavorano anche in vista del prossimo Conclave”.
Svidercoschi insiste sulla qualità di alcune delle nuove leve di sacerdoti che vengono chiamati ad operare in Segreteria di stato. ”Queste uscite di documenti – osserva – rivelano una realtà molto deteriore, emerge il fatto che c’è una sorta di manovalanza che fa il lavoro sporco, che si incarica di fare uscire carte per attaccare uno o l’altro, una volta il cardinal Bertone, una volta Scola”. ”C’è veramente una melma di situazioni – aggiunge – che, in 50 anni che frequento il Vaticano, non ho mai trovato”.
A questo proposito, nel mirino, secondo Svidercoschi, va messo soprattutto ”il ritorno spaventoso del clericalismo” denunciato anche da Giovanni Paolo II ”in uno dei suoi ultimi discorsi” che rappresenta oggi ”il vero cancro che sta colpendo la Chiesa, come gli ultimi eventi dimostrano”.
L’ipotesi di un attacco dai parte dei media non convince Svidercoschi. ”Sicuramente – spiega – negli ultimi tempi la Chiesa è stata in qualche modo sotto attacco da parte di alcuni gruppi di potere, come la massoneria o le case farmaceutiche, ma non vedo in questo una strategia”.
Inoltre, per l’ex vicedirettore del quotidiano della Santa Sede, è erroneo ”come ha fatto il portavoce padre Federico Lombardi mettere sullo stesso piano la slealtà di chi, dipendente del Vaticano, ha commesso una grave violazione facendo uscire carte riservate con quella dei media che magari, un po’ strumentalmente, pubblicano quel materiale”.
Del tutto inverosimile, infine, sarebbe l’ipotesi di un complotto contro papa Benedetto. ”La vicenda delle presunte dichiarazioni di Romeo, ingigantite dal documento di Castrillon Hoyos – afferma Svidercoschi -, non ha né capo né coda. Da quello che ho saputo inoltre, l’unica frase vera che può aver utilizzato Romeo è quella relativa alla salute del Papa quando alla domanda rivoltagli in Cina su come stia il Pontefice, risponde che sta come può stare un uomo di quasi 85 anni col peso sulle spalle che ha”.
”Non c’è nessun motivo poi perché il Papa debba dare le dimissioni. Ci sono piuttosto – aggiunge – già i posizionamenti dei vari gruppi in vista del Conclave. Questo non si può negarlo: si vede anche dalle nomine, non solo dei cardinali al prossimo Concistoro, nomine abbastanza vicine a certe persone, anche geograficamente”. ”Ora ci si preoccupa di trovare la ‘talpa’ – conclude -, ma non ci si rende conto di quanto tutto ciò faccia male al cuore della Chiesa, cioè al popolo dei fedeli”.