Il Papa si dimette. A marzo il successore. Al conclave Ratzinger non ci sarà

ROMA – Il Papa si dimette. Dal 28 febbraio alle ore 20, il soglio pontificio, la sede di San Pietro, resterà vacante fino a che il Conclave convocato non avrà espresso la nuova nomina. Dunque, la fumata bianca, e questa è una assoluta rivoluzione, non sarà seguita alle campane suonate a morto per il Papa da sostituire. A marzo, assicura padre Lombardi dalla sala stampa vaticana, avremo il nuovo pontefice. E Ratzinger, tornato cardinale, e per i quali non sono previsti limiti di età, cosa farà?

Sicuramente, lo ha detto padre Lombardi, non parteciperà al conclave: non sarà tra i grandi elettori, è sicuro che non verrà rieletto. Non era scoraggiato né depresso, sostiene Padre Lombardi. La decisione, certamente un “fulmine a ciel sereno” (monsignor Sodano) per tutti, cardinali compresi, è però l’esito di un ragionamento più articolato e ponderato di Ratzinger stesso, che nel 2010 affermava, peraltro senza scandalo, che “quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, psicologicamente e mentalmente di svolgere l’incarico affidatogli, allora ha il diritto ed in alcune circostanze anche il dovere di dimettersi”. Si tratta di un significativo, specie a posteriori,  passaggio del libro intervista “Luce del mondo” (2010) di Peter Seewald.

Comunque, il conclave con un papa ancora in vita è davvero uno scenario inedito, almeno nella storia moderna. “E’ una novità e una grande incognita – spiega lo storico Alberto Melloni, ordinario di storia del cristianesimo all’Università di Bologna-Reggio Emilia e uno dei principali studiosi italiani di Concilio Vaticano II – perché finora il conclave si svolgeva con un’eredità, quella del papa precedente, chiusa e tombata, con cui fare i conti magari ma già appartenente al passato”.

“E spesso – spiega ancora Melloni – i conclavi sovvertivano anche clamorosamente questa eredità, penso a quello del 1958 che elesse Roncalli dopo il lungo pontificato di Pio XII. Ora invece l’eredità di Benedetto XVI sarà ancora viva e presente anche in senso materiale: psicologicamente è molto diverso, è difficile pensare che il fatto che Ratzinger sia vivo e seguirà il conclave non influenzi i cardinali nella scelta del suo successore. Certo lascia perplessi la scelta di rimanere a vivere in Vaticano – conclude lo storico – potrebbe essere un’ipoteca di condizionamento anche inconscia per il successore, che già inizierà il suo pontificato con il peso di una situazione assolutamente inedita nella Chiesa moderna”.

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Warsamé Dini Casali