
RIO DE JANEIRO – Il Supremo tribunal federal brasiliano (l’equivalente della Corte costituzionale italiana) ha autorizzato l’estradizione dell’ex membro della Nuova camorra organizzata e braccio destro di Raffaele Cutolo, Pasquale Scotti. Era stato arrestato lo scorso maggio a Recife, nel nordest del Paese sudamericano, dopo una latitanza durata quasi 31 anni.
Conosciuto come “Pasqualino o’collier” per aver regalato una collana alla moglie del suo boss Raffaele Cutolo, era un elemento apicale della Nco e dopo il trasferimento di Cutolo nel 1983 all’Asinara tentò anche di riorganizzare le fila del clan. Era stato arrestato nel dicembre 1983, e aveva anche cominciato a collaborare con gli inquirenti, ma solo per farsi trasferire ed evadere la notte di Natale di quell’anno dall’ospedale di Caserta, dove era ricoverato per una ferita alla mano. Era considerato la pistola di Cutolo di cui era un fedelissimo.
Per evitare l’estradizione, la difesa di Scotti aveva sostenuto che l’uomo è un ”perseguitato politico” e che ”fuggì dall’Italia per non essere ucciso in prigione”. Gli avvocati hanno poi ricordato che Scotti non ha precedenti criminali in Brasile e che non ha avuto più contatti con l’Italia.
Infine hanno sostenuto che Scotti sarebbe dovuto restare nel Paese per far crescere i propri figli brasiliani L’ex camorrista è sposato e padre di due bambini, di 5 e 13 anni, avuti dalla compagna brasiliana.
Relatore del caso, il giudice della Corte suprema, Luiz Fux, che dopo aver inquadrato l’estradizione di Scotti nel trattato firmato tra Brasile e Italia, ha sottolineato che non si può parlare di persecuzione politica, poiché gli omicidi di cui Scotti è accusato rientrano tra i reati comuni.
Per quanto concerne i figli, Lux precisato che la discendenza brasiliana acquisita da Scotti non impedisce l’estradizione. Il giudice ha tuttavia condizionato l’estradizione alla riduzione della pena per Scotti in Italia a 30 anni, periodo massimo di reclusione in Brasile.
