Una madre autoritaria che gli aveva imposto di prendere i voti; difficoltà a relazionarsi con gli adulti e uno scarso interesse per il sacerdozio se non per il lavoro con i giovani. Già nel 1981, secondo documenti della Diocesi di Oakland colleghi e superiori si erano convinti che Stephen Kiesle, l’ex sacerdote condannato per pedofilia che secondo la stampa Usa non è stato rimosso dall’incarico per volontà di Ratzinger, non avrebbe mai dovuto diventare prete.
“A ragion veduta sembra chiaro che Padre Kiesle non avrebbe mai dovuto essere ordinato”, scriveva il 19 giugno 1981 l’ex vescovo John Cummins appoggiando la petizione di Kiesle di esser ridotto allo stato laicale tre anni dopo esser stato arrestato per “essersi preso libertà sessuali con almeno sei giovani uomini tra gli 11 e i 13 anni”. I documenti sono stati pubblicati sul sito dell’avvocato Jeff Anderson che assiste alcune delle vittime diKiesle.
“Nel periodo che ha passato con me alla Chiesa di Our Lady of the Rosary a Union City mi sono accorto che era una persona estremamente di talento ma anche disorganizzata e irresponsabile. Dava segni di arrestosviluppo e il suo unico interesse era lavorare con i giovani”, scrive il reverendo George Crespin al cardinale croato Franjo Seper, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede prima di Joseph Ratzinger, l’8 maggio 1981.
Per padre Louis Dabovich, il parroco della Chiesa del Buon Pastore di Pittsburgh in California che aveva accolto Kiesle come diacono nel 1971 alla vigilia dell’ordinazione, i problemi del giovane erano da ricondure alla madre: “Una figura dominante che lo aveva spedito in seminario”. Padre Dabrovich, preoccupato per “le riviste che il giovane teneva nella sua stanza”, è categorico: “Il suo impegno non era verso Dio, ma verso la mamma”.