Il Papa ha scritto una lettera di “pentimento, guarigione e rinnovamento”. Sono parole sue, di Benedetto XVI, pronunciate salutando un gruppo di fedeli irlandesi. La lettera del pontefice è indirizzata alla chiesa d’Irlanda e conterrà i concetti di “scuse, dolore, sofferenza e amarezza”. Tutta la gamma quindi dei sentimenti che la guida spirituale e terrena dei cattolici può provare nei confronti dei molti e ripetuti casi di molestia e violenza sessuale messi in atto dai suoi sacerdoti, fino ed oltre il confine troppe volte marcato della pedofilia. Non solo sentimenti ma anche proponimenti, in qualche modo la lettera conterrà anche il concetto di “tolleranza zero” da applicare d’ora in poi nelle fila e nelle istituzioni cattoliche. La lettera sarà resa nota nella sua interezza e firmata dal Papa “nella solennità di San Giuseppe, il custode della Sacra Famiglia” come da lui stesso annunciato. Sarà il caso di leggerla attentamente e vedere se contiene, affronta e risolve il nocciolo della questione pedofilia dentro la Chiesa.
Questione e nocciolo che non sono se siano tanti o pochi i membri del clero a cadere e a perseverare in questo peccato. Voci ufficiali del Vaticano, da padre Lombardi al cardinal Bertone, hanno voluto sottolineare che la pedofilia esiste anche altrove nella società. Aggiungendo che un’ostilità preconcetta porta ad accendere i riflettori e a puntarli soprattutto sulla Chiesa cattolica. Difensori d’ufficio della Chiesa, ultimo l’ex presidente del Senato Marcello Pera, ma prima di lui molti altri tra cui Vittorio Messori, hanno con veemenza attribuito alla società “mondana” il vero lassismo e scandalo sessuale. Altri hanno osservato che pronunciando una sorta di “così fan tutti” la Chiesa cattolica adotta a sua difesa un “relativismo” che altrimenti combatte. Altri ancora hanno detto che la Chiesa che si propone come unica e vera “educatrice” ha quindi responsabilità maggiori quando molto malamente pecca contro la gioventù e l’infanzia. Mediamente un brutto e confuso dibattito sul “quante volte”. Le “volte” sono tante e innumerevoli: la Chiesa cattolica statunitense ha dovuto versare a titolo di risarcimento nel 2006 un miliardo e trecento milioni di dollari alle vittime di sacerdoti pedofili, quella irlandese ha “patteggiato” con il governo un monte-risarcimenti di 2,1 miliardi di euro. Due soli esempi che danno un’idea del “quante volte”. E senza conteggiare i casi denunciati e provati in Germania, Austria, Olanda. Ovunque suffragati da “scuse” postume delle autorità ecclesiastiche. Ma la questione e il nocciolo non sono il “quanto”, questione e nocciolo sono il “come”.
Eccolo il “come”: il primate d’Irlanda, il cardinale Sean Brady, ha ammesso di aver partecipato da giovane sacerdote ad un tribunale canonico che pretese “il voto del silenzio” da una bambina di 14 anni e un bambino di 10 vittime di violenze sessuali. “Voto del silenzio” voleva dire ed ha voluto dire fino ad oggi che Brady non riferì mai alla magistratura o alla polizia i reati che pur sapeva commessi da un sacerdote, nel caso tal padre Smyth che continuò per venti anni a stuprare e abusare di minorenni. Il cardinal Brady dice ora di provare “vergogna per il doloroso episodio del mio passato”. Ma non è stato solo un episodio e non appartiene solo al passato dell’attuale primate cattolico d’Irlanda. La pratica e la teoria del “voto del silenzio” erano e sono state fino a ieri la regola della Chiesa cattolica. Anche senza volerne, come fa Hans Kung, attribuire la responsabilità diretta a Ratzinger “per 24 anni prefetto della Congregazione per la dottrina della fede nel cui ambito si prendeva atto dei più gravi reati sessuali commessi dal clero in tutto il mondo per raccoglierli e trattarli nel più totale segreto…Secretum pontificium che il 18 maggio 2001 Ratzinger confermava come norma da non violare in una lettera a tutti i vescovi sul tema delle gravi trasgressioni”). Anche senza istruire processi d’opinione postumi ad un uomo e ad una Chiesa, se la lettera del Papa conterrà di fatto l’abolizione del Secretum e dei Tribunali canonici che impartiscono il “voto del silenzio”, allora la Chiesa e il suo Papa saranno credibili anche per i laici. Altrimenti sarà una lettera scritta a nessuno, una lettera che non rompe e condanna l’omertà. E’ questo il nocciolo: il voto del silenzio e non quello di castità del clero. Il primo è immorale, il secondo è libera e rispettabile scelta. C’è da sperare che la Chiesa cattolica non lo trovi troppo duro per affrontarlo.