ROMA – Le piogge di meteoriti non sono una novità , accadono. Diversi i precedenti. Ma un evento così intenso come quello che si è verificato venerdì 15 febbraio in Russia, lascia perplessi anche  gli scienziati che studiano il fenomeno.
Una potente esplosione nella bassa atmosfera, un’onda d’urto che manda in frantumi i vetri delle finestre, centinaia di feriti dalle schegge di vetro, una pioggia di meteoriti su una vasta area abitata. Non era mai successo in epoca storica. Eppure il fenomeno non è raro su scala astronomica. In media una volta all’anno sulla Terra precipita un “missile” come quello caduto in Russia, liberando una energia pari alla bomba che distrusse Hiroshima (20 kiloton), una volta al mese cade un bolide che libera l’energia di un kiloton, e una volta al secolo l’impatto è tale da devastare un’area di parecchi chilometri quadrati, come accadde a Tunguska, in Siberia, il 30 giugno 1908.
Ma allora perchè non li vediamo? Di solito gli impatti passano inosservati perché i tre quarti della superficie terrestre sono coperti dalle acque, le regioni emerse sono in buona parte desertiche, glaciali o coperte da foreste e le regioni densamente popolate sono relativamente piccole. Ciò che è stato davvero eccezionale, quindi, non è il fenomeno in sé, ma il luogo in cui si è verificato.
Come osserva l’astronomo Giovanni Valsecchi (Istituto nazionale di Astrofisica), questa circostanza è scientificamente molto interessante perché grazie alle numerose osservazioni e alle registrazioni di decine di telecamere sarà possibile stabilire con precisione l’orbita seguita dal bolide prima di entrare nell’atmosfera terrestre.
Il bolide era probabilmente un oggetto dalle dimensioni di qualche metro in prevalenza di materiale pietroso con tracce metalliche. Penentrando nell’atmosfera alla velocità di circa 12 chilometri al secondo, si è surriscaldato fino a disintegrarsi in un gran numero di frammenti.