ROMA – “I pescatori indiani non sono stati uccisi dai marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone”. Questa le tesi di Luigi Di Stefano, ingegnere e perito tecnico che spiega come “molti elementi non quadrino”. Dalla perizia balistica, che parla di un proiettile dal “calibro oggi inesistente”, alle testimonianze del peschereccio Saint Antony che ha parlato di una nave rossa e nera alla Guardia Costiera, colori di 5 navi presenti in zona dopo la denuncia dei pescatori, che subito le autorità hanno identificato con la Enrica Lexie.
Di Stefano ha lavorato come perito tecnico per alcuni tribunali italiani ed è stato consulente per cause legate ad incidenti aerei, tra cui il “caso Ustica”. Intervistato dal Sole 24 ore, Di Stefano ha detto: “Il proiettile è stato repertato con misure indicate in modo criptico e furbesco” durante l’autopsia dell”anatomopatologo del Tribunale indiano, il professor Sisikala.
“Se Sisikala avesse espresso le misure del proiettile in forma canonica, cioè con calibro e lunghezza in millimetri, avrebbe scritto calibro 7,62 e lunghezza 31 millimetri. Il caso sarebbe già chiuso dal 16 febbraio, giorno successivo al fatto e giorno dell’autopsia. Invece del diametro ha reso nota la “circonferenza” (credo sia la prima volta al mondo) e invece dei millimetri ha usato i centimetri”, ha detto il perito.
I dati indicati nell’autopsia sono compatibili, per Di Stefano, con la “cartuccia 7,62x54R ex sovietica, sparata dalla mitragliatrice russa PK che nulla ha a che vedere con la cartuccia 5,56×45 di unica dotazione ai nostri marò e utilizzabile sia con i fucili Beretta AR 70/90 sia con le mitragliatrici FN Minimi in dotazione. Le autorità indiane sanno fin dal 16 febbraio che il calibro non è quello delle armi italiane, e anche ammettendo una doverosa verifica tutto si sarebbe risolto in una ispezione alle canne dei fucili Beretta”.
Il proiettile, secondo i periti indiani che non hanno ammesso alle indagini gli esperti balistici dei Carabinieri, è “compatibile” con quelli della Nato, dice Di stefano: “È ovvio che sia compatibile perché il 7,62 è un calibro ex sovietico ma anche Nato anche se con misure diverse. Quindi gli indiani hanno giocato prima sull’equivoco tra circonferenza e diametro, poi sulla compatibilità”.
Non sono solo i dati balistici ad insospettire l’ingegnere. “Il rientro in porto del peschereccio Saint Antony con i due pescatori morti secondo la Guardia Costiera indiana avviene alle 18,20, ma le immagini televisive mostrano che è buio pesto e in questo periodo laggiù il sole tramonta alle 18.35”, ha detto Di Stefano. Anche la testimonianza di Freddy Bosco, comandante del Saint Antony, desta dubbi secondo il perito: “Bosco dice di aver subito l’attacco alle 16,15 è ma in quel momento la Enrica Lexie si trovava 27 miglia più a nord del peschereccio”.
Inoltre nella denuncia i pescatori hanno parlato di una nave rossa e nera, ma non hanno mai letto il nome della Enrica Lexie. Secondo le analisi di Di Stefano nella zona dove è avvenuto l’incidente erano 5 le navi con la stessa colorazione, di cui solo quattro chiamate dalla Guardia Costiera, che esclude la greca Olimpyc Flares che aveva appena denunciato un attacco di pirati. La nave greca comunque è stata esclusa subito dopo che la Enrica Lexie accettò di entrare nel porto di Kochi, dove i due marò furono poi fermati.
