
PYONGYANG – Björn Borg, ex tennista di fama mondiale, ha da poco ricoperto la capitale della Corea del Nord con una strana merce. Ci voleva fantasia, audacia – e una certa dose di senso del marketing – per «invadere» Pyongyang, capitale dello stato più segreto e chiuso del pianeta, con centinaia di… mutande rosa.
Per chi non lo sapesse, dopo i suoi leggendari successi sui campi da tennis, Borg si è riconvertito nel commercio, lanciando una personale linea di abbigliamento. Nel quadro di una campagna promozionale, l’ex tennista svedese ha chiesto qualche mese fa su internet quale «sia il posto nel mondo che abbia maggior bisogno d’amore e seduzione». Sul luogo prescelto si doveva svolgere la missione commerciale: scaricare, anzi paracadutare, centinaia di capi «di intimo sexy» (ipse dixit).
La risposta del popolo telematico al quesito è stata priva di ambiguità. Una valanga di voti hanno designato Pyongyang, capitale di una dittatura comunista ereditaria – dove regna il giovane «leader supremo» Kim Jong-un, scelto dal padre come successore, secondo alcuni commentatori, per la sua crudeltà – come il luogo del mondo che più ha bisogno d’amore (sembrerebbe, a onor del vero, che, dei centomila votanti non meno di 25000 provengano dalla vicina Corea del Sud, che qualche conto da saldare con l’aggressivo vicino ce l’ha pure). La misteriosa capitale asiatica ha dunque trionfato su luoghi forse più freddi ma pur sempre più libertari, come la scuola di tecnologia di Göteborg in Svezia e la sede del Partito dei Verdi di Svezia.
Malgrado una missione degna per difficoltà del più ispirato agente 007, Borg ha voluto comunque riversare, come promesso, su Pyongyang 450 mutande rosa dal dubbio gusto – e con la scritta Björn Borg in bella vista sull’elastico. Non è stato però possibile paracadutare la merce dall’alto. Il direttore marketing del marchio ha spiegato che «la Corea del Nord è il solo posto dove era impossibile organizzare un lancio di mutande dall’aereo. Qualcuno sarebbe rimasto ferito». Per così poco, si può essere d’accordo, non ne valeva la pena.
E così un fotogiornalista, la cui identità è tuttora sconosciuta, è stato inviato in incognito a Pyongyang per distribuire le 450 mutande rosa griffate Borg nella capitale coreana – come testimonia il blog che quest’agente segreto, anzi intimo, ha tenuto su internet. I capi sexy sono stati pure consegnati a semplici cittadini nordcoreani, nessuno dei quali ha però accettato di posare per una foto con le mutande, per non insospettire le autorità. Un lancio di mutande rosa svedesi può essere sempre considerato dal leader supremo come un atto di ostilità, di propaganda capitalista e degenerata…