Nella notte scorsa due civili palestinesi sono rimasti feriti nei raid aerei israeliani a Gaza, dopo che il lancio di un razzo contro un kibbutz aveva ucciso un agricoltore di origine thailandese nel sud di Israele. I due si trovavano vicino a un tunnel per il contrabbando di merci dall’Egitto, obiettivo di tre attacchi che hanno colpito due campi a Khan Younis e una fonderia nei pressi di Gaza City.
L’attacco è stato rivendicato da un piccolo gruppo fondamentalista, Ansar al Sunna, vicino ad Al Qaeda. I negoziatori del Quartetto per il Medio Oriente spingono per la ripresa del processo di pace, «profondamente preoccupati» per il deterioramento della situazione nella Striscia. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, ha dichiarato:
«Il Quartetto esorta il governo israeliano a congelare tutte le attività di colonizzazione, comprese quelle destinare all’incremento demografico naturale, di smantellare tutti gli avamposti dopo il marzo 2001 e di astenersi a procedere con le demolizioni e le espulsioni da Gerusalemme est». Alla riunione hanno partecipato il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, il capo della diplomazia dell’Ue, Catherine Ashton, e Ban Ki-Moon.
L’Autorità nazionale palestinese ha risposto positivamente alle dichiarazioni dei mediatori internazionali e ha espresso la speranza che questo appello si traduca in fatti concreti, secondo quanto ha riferito il negoziatore palestinese Saeb Erekat.
Secondo un sondaggio pubblicato dal quotidiano Yediot Aharonot, il 51% degli israeliani si oppone allo stop delle nuove colonie mentre il 46% è a favore. Lo stesso sondaggio di Haaretz indica che invece i contrari allo stop sono il 48% rispetto al 41% dei favorevoli. Giovedì sera il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha telefonato al segretario di Stato americano, Hillary Clinton, per spiegare la posizione israeliana sulle nuove colonie a Gerusalemme est: un progetto per la costruzione di 1.600 nuove case a Ramat Shlomo che ha innescato una crisi diplomatica con Usa e Ue.