Cicala, rapito con la moglie, Philomene Pwelgna Kaborè, il 17 dicembre scorso nel deserto della Mauritania al confine con il Mali. Il 6 febbraio scorso il braccio maghrebino di Al Qaeda (Aqmi) aveva fissato al primo marzo l’ultimatum all’Italia per il rilascio. Il messaggio audio di Sergio Cicala è intitolato “Appello dell’ostaggio italiano al governo di Berlusconi”, dura poco più di un minuto ed è accompagnato da un’immagine fissa in cui si mostra un uomo presentato come Sergio Cicala, inginocchiato e guardato a vista da sei uomini incappucciati e armati.
Il testo, pubblicato dall’edizione online dell’Inquirer, fa parte di un messaggio video di Al Qaeda, dove la cellula terroristica si rivolge all’opinione pubblica e ai parenti degli ostaggi: “Se volete la sicurezza degli ostaggi, fate pressione sul vostro governo offensivo e chiedetegli di soddisfare le legittime richieste dei mujahedin”.
Nel video l’ostaggio italiano ribadisce che la libertà sua e della moglie “dipende dalle concessioni che il governo è pronto a fare” per questo spera “che il prima possibile, il governo si interessi alla nostra situazione e, di conseguenza, alle nostre vite”.