TEL AVIV, 15 LUG – La caduta del regime di Bashar Assad, in Siria, potrebbe essere piu' vicina del previsto; e comunque appare ormai ''questione di tempo''. Lo sostiene un rapporto di analisti del ministero della Difesa israeliano, che seguono da vicino – e non senza inquietudini – le sorti di un nemico storico ai cui confini, tuttavia, si era consolidata da qualche decennio una situazione di sostanziale stabilita'.
Il rapporto, intercettato dall'autorevole commentatore militare di Haaretz Amos Harel, individua segnali di progressivo indebolimento, fino a rischi di sgretolamento, per il regime siriano, a dispetto delle pesanti repressioni. Lasciando intendere che il tracollo vaticinato nelle settimane scorse dal ministro Ehud Barak possa essere in effetti piu' agevole a Damasco che non a Tripoli: in barba ai mesi di bombardamenti Nato sulla Libia e agli aiuti occidentali alle velleitarie compagini dei cosiddetti insorti di Bengasi. Gli esperti israeliani riportano stime secondo le quali le forze di sicurezza siriane hanno finora ucciso almeno 1200 dimostranti e ne hanno arrestati 12.000. Ma questo – notano – non e' servito a impedire che la settimana scorsa centinaia di migliaia di persone tornassero a radunarsi a Hama, dove nel 1982 Hafez al-Assad, padre e predecessore di Bashar, aveva fatto stroncare nel sangue, con decine di migliaia di vittime, una ribellione guidata dai Fratelli Musulmani. Mentre si moltiplicano le voci di defezioni nelle file dell'esercito. Il fatto che Bashar abbia ordinato negli ultimi giorni di evitare nuovi scontri aperti con i manifestanti avrebbe inoltre reso solo piu' baldanzosi questi ultimi, sottolinea il rapporto, secondo cui le mezze aperture del regime (inclusa la recente concessione di diritti alla minoranza curda o il cedimento alle istanze islamiche con il permesso del velo per le studentesse universitarie) appaiono ormai ai piu' prove di debolezza. Se la tendenza continua lo sbocco finale potrebbe essere ''la disintegrazione dell'esercito'', sulla base d'una spaccatura verticale fra la minoranza alawita (cardine del regime baathista degli Assad) e la maggioranza religiosa sunnita, azzardano gli autori del rapporto. Non senza far filtrare, d'altra parte, la preoccupazione che un simile scenario possa preludere allo scivolamento da un governo autoritario (violento, ma pur sempre laico) come quello attuale a un nuovo establishment sensibile alle istanze islamiche: anche fondamentaliste. .
