RABAT – Oltre il 72% degli elettori marocchini, secondo dati ancora non completi forniti dalle autorita' marocchine, ha partecipato ieri al referendum sulla riforma costituzionale proposta da re Mohammed VI, ed ha votato al 98% per il ''si''. I dati, annunciati in nottata dal ministro degli Interni marocchino, Taib Cherkuai, confermano la vittoria del sovrano marocchino che e' riuscito, ancora una volta, a conquistare l'appoggio dei suoi sudditi.
La stragrande maggioranza dei 13 milioni di elettori si e' recato dunque alle urne, nonostante il caldo torrido e gli inviti al boicottaggio di una parte del 'Movimento 20 febbraio' , della sinistra e degli islamisti, ed ha partecipato al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal sovrano.
In risposta alla crescente domanda di democrazia espressa dalle piazze del Marocco, re Mohammed aveva annunciato lo scorso 17 giugno un progetto per trasferire parte dei suoi poteri assoluti al Parlamento, al governo e alla giustizia e per conferire al berbero, cultura a cui appartiene la maggioranza dei marocchini, lo status di lingua ufficiale della Nazione al fianco dell'arabo.
Con la riforma, la monarchia marocchina si colloca a mezza strada tra l'assolutismo che ha caratterizzato la casa reale di Rabat fino ad oggi e la forma costituzionale propria della corona britannica o spagnola.
La vittoria dei si' al referendum era scontata, perche' la battaglia era essenzialmente tra partecipazione e astensionismo. La percentuale di affluenza e' stata considerevole se si pensa che nelle elezioni legislative del 2007 solo il 37% si era recato alle urne.
Il ''Movimento del 20 febbraio'' ha annunciato che continuera' le sue proteste, giudicando la riforma costituzionale del tutto ''insufficiente''. Per domenica ha convocato nuove manifestazioni nelle piazze del Marocco. Tuttavia, il Movimento appare meno compatto che nelle settimane precedenti, perche' diversi suoi esponenti di spicco hanno deciso di partecipare al referendum, spaventati anche dalla massiccia presenza di islamisti che ha connotato l'ultima fase delle proteste.