RABAT – Ha vinto re Mohammed VI. Il sovrano marocchino e' riuscito, ancora una volta, a conquistare l'appoggio dei suoi sudditi. Oggi la maggioranza dei 13 milioni di elettori si e' recata alle urne, nonostante il caldo torrido e gli inviti al boicottaggio di una parte del 'Movimento 20 febbraio', della sinistra e degli islamisti, ed ha partecipato al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal sovrano. Secondo dati ufficiosi del Ministero dell'Interno, oltre il 50% aveva votato a tre ore dalla chiusura dei seggi.
In risposta alla crescente domanda di democrazia espressa dalle piazze del Marocco, re Mohammed aveva annunciato lo scorso 17 giugno un progetto per trasferire parte dei suoi poteri assoluti al Parlamento, al governo e alla magistratura e per conferire al berbero, cultura a cui appartiene la maggioranza dei marocchini, lo status di lingua ufficiale della Nazione, al fianco dell'arabo.
Con la riforma, la monarchia marocchina si colloca a mezza strada tra l'assolutismo che ha caratterizzato la casa reale di Rabat fino ad oggi e la forma costituzionale propria della corona britannica o spagnola.
La vittoria dei si' al referendum e' scontata, anche se i risultati definitivi saranno disponibili solo domenica. La battaglia infatti non era tra il ''si'' e il ''no'', ma tra partecipazione e astensionismo. Su cosa fare, il Movimento del 20 febbraio, promotore delle manifestazioni dei mesi scorsi della 'Primavera araba' in versione marocchina, si era diviso. La maggioranza aveva esortato i connazionali a disertare i seggi e ad andare al mare, giudicando il progetto del re ''del tutto insufficiente''. Alcuni attivisti hanno deciso pero' di partecipare.
L'invito al boicottaggio era venuto anche dall'estrema sinistra e, sul fronte opposto, dagli estremisti islamici del movimento (non legale) Al adl wa Al Ihssane, che vagheggiano un cambio di regime, con una sorta di 'califfato' integralista.
Forse l'affluenza di oggi non raggiungera' le cifre bulgare che qualcuno della Corte magari sperava, ma ha segnalato una volonta' di partecipazione degna di un Paese che punta ad avviarsi verso una democrazia piu' compiuta. Un risultato notevole, specie se paragonato alle elezioni legislative del 2007, quando a recarsi alle urne fu solo il 37% dell'elettorato.
Determinante e' stato ancora una volta il ruolo del re, un sovrano che ha ''una popolarita' enorme'' in Marocco, come sottolinea lo studioso ed esponente del partito 'Movimento popolare (58)', Lahcen Haddad. Da quando e' salito al trono, Mohammed VI, a differenza del suo temuto padre Hassan II, ha dato prova di apertura e liberalismo, introducendo gia' da diversi anni un'importante riforma della famiglia che parifica i diritti degli uomini e delle donne.
In Marocco, il volto del sovrano e' dappertutto. Non solo nei luoghi pubblici e istituzionali, come le scuole, gli uffici, le banche, ma anche nei bar, nelle pasticcerie, persino sui cruscotti dei taxi. Finora la sua figura era, per legge, tutelata come ''sacra'', in quanto discendente di Maometto. Nella nuova costituzione, lui stesso si ridimensiona a ''capo'' della religione islamica, ma senza per questo perdere – come ha dimostrato il referendum di oggi – il suo fascino sui marocchini.
