Jurij Samodurov, direttore del museo Sakharov di Mosca e ad Andrei Yerofeyev, ex curatore della Galleria Tretyakov, sono stati condannati in seguito a un processo durato quasi due anni con l’accusa di fomentare l’odio etnico e religioso. Il verdetto ha nettamente diviso gli intellettuali di Mosca e per il rischio che i due curatori diventassero un parafulmine per i sentimenti della Chiesa, il cui potere è cresciuto costantemente dal crollo del regime comunista.
Alla fine la sentenza è arrivata e Yuri Samodurov, 58 anni, e Andrei Yerofeyev, 54 anni, sono stati condannati dal Tribunale russo. Ma crescono in rete le proteste di attivisti dei diritti umani (in primis Amnesty Inernational Europe) in favore dei due curatori, figure rispettate del mondo dell’arte a livello internazionale.
A nulla è valso l’appello di una dozzina di pittori russi che, in una lettera aperta su internet, si sono rivolti al presidente Dmitri Medvedev: ”Sosteniamo che questo processo debba essere immediatamente fermato e che gli accusati siano prosciolti”, ma Medvedev era a bere champagne millesimato a Cervinia, in Italia, ospite di Berlusconi.
Non sono mancate, inoltre, fuori dal tribunale, tafferugli tra le due fazioni, gli attivisti della chiesa ortodossa erano furiosi perché in fin dei conti nessuna reclusione è stata inflitta. Leonid Semyonovich, un invasato attivista filoclericale, dichiarava: «Queste cose non devono succedere. La società deve essere protetta da queste persone. Faremo una guerra spirituale a questi personaggi e li cacceremo fuori della Russia».
Per la mostra Forbidden Art, il direttore del museo che la ospitava, il Sacharov, Jurij Samodurov, e il curatore Andrei Yerofeyev, sono stati già condannati a pagare multe per circa 5.000 euro a testa.