
Samuel Little, il serial killer convinto a confessare 93 omicidi dopo 48 giorni di pizza e Dr Pepper
Il Texas Ranger James Holland è riuscito a convincere il serial killer 80enne Samuel Little a confessare 93 omicidi commessi negli USA dopo 48 giorni consecutivi in cui lo ha rimpinzato di pizza, bevanda Dr Pepper nonché rifornito di materiale per disegnare.
Nel 2019, l’FBI aveva dichiarato che Samuel Little era il serial killer più prolifico del paese.
Grazie a Holland, Little ha confessato i 93 omicidi, per lo più di donne, compiuti negli Stati Uniti tra il 1970 e il 2005.
Il ranger ha rivelato a “CBS News’ 60 Minutes” come è riuscito a convincere Little ad ammettere i delitti.
Insieme all’agente dell’FBI Christie Palazzolo hanno trascorso 48 giorni consecutivi a parlare con Little, che alla fine ha iniziato ad ammettere tre delitti in Texas.
Holland ha detto alla Cbs: “All’improvviso ci siamo guardati con Palazzolo e “Cavolo, sta parlando di Odessa”. Abbiamo preso i file e iniziato a esaminare, verificare le parole del serial killer”.
Nelle oltre 700 ore di colloqui, Little ha confessato 65 degli omicidi commessi. Per convincerlo a continuare, Holland ha rimpinzato Little con pizza e Dr Pepper.
Ha iniziato a confessare gli omicidi a maggio 2018, dicendo che li aveva compiuti in 19 stati.
Holland ha ricordato di aver chiesto a Little: “Dove hai ucciso di più?”
“Oh, è facile, Florida e California”, aveva risposto il serial killer.
Holland ha poi chiesto a Little in quale città avesse compiuto più omicidi.
“Miami e Los Angeles” aggiungendo di aver ucciso 20 persone nella sola Los Angeles.
Holland ha detto alla CBS che Little per non essere scoperto prendeva di mira prostitute, tossicodipendenti e donne su cui la polizia non avrebbe indagato più di tanto.
Il ranger ha descritto Little come un “genio”.
Gli investigatori hanno scoperto che a Little piaceva disegnare. Hanno fornito del materiale per capire se sarebbe stato in grado di fare un ritratto delle sue vittime.
Little ha fatto i ritratti di circa 50 delle donne assassinate.
L’anno scorso, l’FBI – che ritiene credibili le ammissioni di Little – nel tentativo di identificare le rimanenti vittime ha creato un sito web “Confession of a Killer” su cui sono state postate molte delle agghiaccianti confessioni videoregistrate e i disegni delle persone che sostiene di aver ucciso.
Le confessioni registrate sono state riprese dal Texas Ranger all’interno del carcere, dove il serial killer sta scontando l’ergastolo dal 2014 dopo la condanna per tre degli omicidi.
In una delle videoregistrazioni, Little ha descritto con calma di aver ucciso una donna di colore a New Orleans nel 1982, che aveva incontrato a una festa di compleanno.
Ha detto di aver portato la donna, di 30 o 40 anni, dalla festa a un canale che all’epoca era stato dragato.
“L’ho afferrata per le gambe e l’ho trascinata in acqua. L’ho lasciata mentre metà del corpo era sott’acqua e le cosce e le gambe sulla riva”.
Samuel Little e l’omicidio di un’adolescente trasngender
Ha inoltre ammesso di aver trascinato il corpo di un’adolescente transgender nell’acqua fangosa di una palude a Miami, in Florida, intorno al 1972.
Little ha ricordato che il nome era Marianne e ritiene che il corpo non sia mai stato trovato.
E’ stato ripreso in un video mentre confessava di aver strangolato a morte una donna di colore a North Little Rock, in Arkansas, tra il 1992 e il 1994.
La donna, che pensa si chiamasse Ruth, era “troppo pesante da trascinare”, così ha scaricato il corpo su un mucchio di rami vicino a un campo di grano.
L’FBI sostiene che i decessi di molte delle vittime erano stati erroneamente attribuiti a overdose o a cause accidentali o indeterminate. Alcuni dei corpi non sono mai stati trovati.
“Per molti anni Samuel Little è stato convinto che non sarebbe stato catturato. Pensava che nessuno tenesse conto delle vittime”, ha detto Palazzolo, analista del crimine del programma Violent Criminal Apprehension dell’FBI.
Anche se condannato all’ergastolo, l’FBI ritiene che sia importante “dare giustizia a ogni vittima così da chiudere più casi possibile”.
Le autorità hanno iniziato a capire che era un serial killer dopo l’arresto nel 2012 in un rifugio per senzatetto del Kentucky.
L’accusa di spaccio, poi il Dna
Era stato estradato in California con l’accusa di spaccio.
Mentre era in custodia, le autorità hanno trovato prove del Dna che lo collegavano a tre omicidi compiuti a Los Angeles tra il 1987 e il 1989.
Le tre donne erano state tutte picchiate e strangolate, i corpi scaricati rispettivamente in un vicolo, un cassonetto e un garage.
Little, un ex pugile, nel 2014 è stato condannato all’ergastolo per i tre omicidi.
L’FBI stava lavorando a un controllo completo dei precedenti di Little e ha trovato collegamenti con altri omicidi. Nonché uno commesso a Odessa, in Texas.
A quel punto l’FBI ha chiesto l’intervento del Texas Rangers in California che nel 2018 ha interrogato Little mentre era in prigione.
Little avrebbe accettato di parlare solo se avesse ottenuto il trasferimento di prigione.
Condannato per l’omicidio di Odessa, pochi mesi dopo è stato estradato in Texas.
Ha fornito alle autorità un elenco delle 93 vittime e il nome della città in cui le ha uccise ma non ricorda le date.
Little è cresciuto in Ohio, ha abbandonato la scuola superiore e ha vissuto una “vita nomade”, commetteva furti nei negozi, rubava alle persone per comprare alcol e droga.
L’FBI ha riferito che Little è attualmente in cattive condizioni di salute e probabilmente rimarrà nella prigione del Texas, dove si trova attualmente, fino alla fine dei suoi giorni. (Fonte: Daily Mail).
