Andare dal medico in America sta diventando sempre più come andare al ristorante o in aereo: non solo ogni prestazione ha un suo prezzo, ma cresce il numero di ‘servizi’ che richiedono pagamenti extra. Aumentano difatti i dottori che chiedono senza mezzi termini il versamento di somme di denaro per semplicissime pratiche amministrative quali scrivere lettere che attestano ‘la buona salute” dei pazienti o il numero di vaccinazioni ricevute dai bambini e così via. Tutto quello che sino ad oggi era stato considerato parte della prestazione omnicomprensiva della professione medica viene ora sezionato, ‘messo nel menu” del medico, e offerto a pagamento.
Qualche esempio: la maggior parte dei medici di famiglia da quest’anno chiede ad ogni paziente di pagare tra i 35 ed i 50 dollari per non meglio specificati “costi amministrativi”; per un appuntamento con il dottore cancellato si sborsano tra i 25 ed i 50 dollari; semplicemente per continuare ad essere inclusi nella lista dei pazienti di un internista in media si devono versare tra i 30 ed i 120 dollari; molti pediatri chiedono 10-20 dollari solo per mantenere i piccoli nella loro pratica.
Ma gli americani non protestano nemmeno tanto: un gruppo di internisti di Washington ha recentemente scritto ai ben 7.000 pazienti che fanno capo alla pratica medica collettiva chiedendo 35 dollari ciascuno appunto per pratiche amministrative ed in risposta ha ricevuto solo due lettere di protesta. Tutti gli altri hanno pagato senza fiatare. Il rischio difatti è troppo alto: rimanere senza medico. Negli Usa infatti, secondo gli ultimi dati, c’é crescente scarsità di medici di base o di famiglia: gli studenti di medicina scelgono nella stragrande maggioranza specializzazioni più remunerative. E loro, gli internisti americani,sostengono di non farcela più, che le assicurazioni sanitarie rimborsano in ritardo e meno del promesso e perciò sono costretti a svolgere la loro professione ‘a la carte’.