DUBLINO – Séamus Heaney è morto. Il poeta del Rinascimento irlandese. Quando nel 1995 gli fu conferito il Nobel per la Poesia, in tanti videro nel riconoscimento a Séamus Heaney un riconoscimento alla cultura irlandese e alla sua capacità di rinnovarsi, riprendere vigore e infine attestarsi su quello che ancor oggi definiamo Rinascimento d’Irlanda.
“Il poeta e premio Nobel è morto in un ospedale di Dublino, questa mattina, dopo una breve malattia” ha dichiarato la famiglia in un comunicato. Mondadori stava lavorando a un Meridiano sulla sua opera completa. Aveva 74 anni, era nato il 13 aprile del 1939 a Castledawson, nell’Irlanda del Nord, da una famiglia cattolica. Studiò a Belfast prima di laurearsi in lettere. Nel 1976 a Dublino cominciò a insegnare letteratura inglese fino al 1984, fino al trasferimento in America all’Università di Harvard. Nel 1989 vinse la cattedra di poesia a Oxford.
Viva, visiva, vivida fino ad essere tattile, questa poesia, inestricabilmente collegata ad un profondo sentimento metrico, rivela inoltre una assoluta coscienza dei propri mezzi. È infatti indispensabile segnalare, accanto ai testi fin qui menzionati, altre liriche che hanno per soggetto il linguaggio. Così, il latino si dimostra «ricoperto d’edera», mentre le sue parole risuonano nell’aria «come un’operosa pietra d’arrotino». Così, mentre occhieggiano «i fiori del fango del dialetto», la scintillante collina di Anorish appare tramutata in «dolce pendenza / di consonanti, prato di vocali». Da un lato, dunque, un mondo terrestre e terragno, dall’altro «le ricchezze custodite dalla grammatica / e dalle declinazioni». Ma non si pensi a un contrasto insanabile. A ben vedere, infatti, le due voci di questa ispirazione formano un unico accordo, che celebra le nozze tra la lingua d’Irlanda e la sua terra. (Valerio Magrelli sulla raccolta poetica di Heaney “Digging”, Scavando)