Una svolta, tenuto conto che sinora Obama, in modo netto, ha sempre sottolineato che gli Stati Uniti non intendono prendere alcuna parte nel conflitto tutto interno alle fazioni di Damasco, osservando che il destino della Siria deve essere deciso dai siriani. Ma era il segno che qualcosa si era gia’ mosso nella strategia generale tra i palazzi di Washington. Non e’ un caso che poche ore prima di questa apertura da parte dell’amministrazione, John McCain era riuscito a inserire nel testo della risoluzione parlamentare un passaggio che rende piu’ drastico il raid e i suoi obiettivi. In particolare, l’emendamento proposto dall’ex sfidante di Obama nel 2008 sottolinea che l’attacco americano ”punta a cambiare le dinamiche sul campo di battaglia in Siria”. Piu’ o meno le stesse parole appena usate dalla Casa Bianca.
Del resto, basta vedere i numeri e si capisce quanto questo passaggio sia cruciale per tutta la trattativa tra Amministrazione e i repubblicani: oggi il testo e’ passato con 10 si e 7 no. Tra i favorevoli tre repubblicani. Ma soprattutto proprio McCain e un senatore a lui molto vicino, anche lui eletto in Arizona, Jeff Flake. Senza di loro, la mozione sarebbe stata bocciata con 8 si e 9 no. E sarebbe stato un disastro per Barack Obama, soprattutto alla vigilia di un difficile G20, in cui il Presidente fara’ di tutto per allargare il fronte interventista nei confronti di Assad.