“Si rafforza l’ipotesi che siano state le forze armate siriane a far uso di armi chimiche, sulla base di informazioni di intelligence che sono condivise dai partner e sulla base di testimonianze di operatori sanitari, ha spiegato la Bonino, che però ha poi precisato: “Non c’è soluzione militare al conflitto siriano» e bisogna andare nella direzione di una «soluzione politica”.
Ma nonostante le perplessità italiane un intervento militare sembra sempre più vicino: “La comunità internazionale deve rispondere al presunto attacco chimico in Siria”, fa sapere per bocca di un portavoce il premier britannico David Cameron.
E ai favorevoli ad un intervento militare (Usa, Gran Bretagna, Francia, Arabia Saudita) si aggiunge anche la Turchia che per bocca del ministro degli Esteri, Ahmet Davutoglu, ha definito un “crimine contro l’umanità l’attacco lealista con armi chimiche del 21 agosto alla periferia est di Damasco”, e ha ammonito che per la comunità internazionale si tratta di un test vero e proprio.