Siria, sette morti. A Homs i militari passano con i manifestanti

Bashar al Assad (Foto LaPresse)

ROMA – La Siria è tornata in piazza anche in questo venerdì, 22 luglio. Migliaia di persone sono scese a manifestare contro il presidente Bashar al Assad. Sette persone sarebbero morte in diverse zone del paese, altrettante sarebbero rimaste ferite.

La capitale Damasco è blindata dall’esercito. Secondo quanto hanno raccontato cittadini siriani su internet, nei social network e sui blog, l’esercito avrebbe sparato sulla folla nel tentativo di disperderla. Le comunicazioni sono bloccate, impossibile usare i telefonini.

Questo è il diciannovesimo venerdì di protesta in Siria, seguito alla preghiera del venerdì.

Due manifestanti sono stati uccisi ad Aleppo e Homs, nel nord della Siria, mentre gli agenti di sicurezza e le forze fedeli al regime siriano tentavano di disperdere la folla. Altre cinque persone avrebbero perso la vita nel villaggio di Mleha, nei dintorni di Damasco.

Secondo le organizzazioni di opposizione 400mila persone stanno protestando solo a Deiz Ezzor, mentre in piazza in tutto sono scese più di un milione di persone. Ad Amuda i manifestanti hanno abbattuto una statua Hafez al-Assad, padre del presidente nonché suo predecessore.

Nella città a maggioranza curda di Qamishli si ha notizia che le forze di sicurezza hanno caricato i manifestanti curdi con gas lacrimogeni. Mentre a Homs ci sono violenti scontri, alcuni militari si sono però schierati con i dissidenti. Le persone cantano per strada e invocano la democrazia.

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Maria Elena Perrero