DAMASCO, 1 APR – Nella città vecchia, in una Damasco sotto il sole cocente, la grande moschea degli Omayyadi sembra fare da limite quasi fisico oggi lungo i percorsi dei turisti che popolano il quartiere cristiano. Appaiono tranquilli seduti ai tavolini di qualche caffé a Bab Tuna (porta di Tommaso) da cui iniziano a snodarsi stradine che sembrano migliaia, fino al maestoso monumento islamico.
Non sono moltissimi i visitatori, ma nemmeno pochi, e certo ben riconoscibili: ragazze nordiche che camminano in gruppo, ventenni di mista provenienza europea, una coppia di giovani australiani. Anche due anziane amiche che hanno raggiunto la Siria dall’Inghilterra. Ma tutti, almeno per le ore ritenute ‘critiche’ a causa delle voci su possibili manifestazioni dopo la preghiera del venerdì, stabiliscono nei contorni del quartiere cristiano il limite del tour per la giornata.
Perché la cittadella cristiana appare proprio come ”il posto sicuro” in questa situazione di sospensione e di attesa. ”Noi abbiamo visitato la moschea già questa mattina – spiega una coppia di giovani con leggero accento australiano – proprio per evitare di trovarci sul posto in queste ore quando, si dice, potrebbero esserci problemi. Poi magari non succede nulla, ma questo è il consiglio che diamo anche agli altri”.
E’ vero infatti che in quello che è noto come il quartiere cristiano della città vecchia, le voci di possibili manifestazioni arrivano come da lontano, da oltre la moschea, e si aspetta che così passino, mentre ci si disseta fermandosi per le pause nei caffè. In alcuni gli avventori sono proprio tutti stranieri che si fermano a lungo studiando le loro guide. C’è chi sulla mappa ha segnato anche quale percorso potrebbero prendere eventuali cortei: potrebbero sì partire dalla moschea, ma poi, attraverso il suq, si allontanerebbero, fino a guadagnare la zona moderna della città.
Ci sono solo tv panarabe che nelle corrispondenze da Damasco in inglese raccontano di dimostrazioni alla periferia della città e mostrano immagini di violenze. Il consiglio che per tutto il giorno continua ad essere dato come un passaparola per strada è di fermarsi alle spalle del monumento: ‘Non vale la pena andarci adesso, è bellissimo, ce lo godremo domani, con calma’, recita. Intanto una studentessa, anche lei straniera e con amici venuti a trovarla dall’estero, percorre con sicurezza il dedalo di viuzze nella cittadella raccolta tra le antiche mura erette dai romani. Sorride e sembra conoscere ogni angolo di quello che da qualche mese è il suo quartiere: ”Per questo – dice – non c’è nessuna necessità di spingersi oltre proprio oggi. E poi, se non succede niente, bene così. Ma se dovesse accadere qualcosa meglio non esserci”.
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