Il parallelo quanto meno audace fatto da Tamames in un’intervista al quotidiano spagnolo El Mundo è quello tra la corrida e il terrorismo: entrambi, è la tesi del militante, provocano sofferenza. Per questo il militante chiede ai parlamentari baschi di illustrare la differenza tra la violenza commessa sui tori e quella perpetrata dagli estremisti del nazionalismo.
Il portavoce di Atea annuncia che inizierà una raccolta di firme anche nel Paese Basco per l’abolizione della corrida in occasione della festa (e della Fiesta) della Settimana Grande di Bilbao, dal 21 al 29 agosto.
Se anche gli animalisti baschi si rendono conto che il giorno dell’ultima corrida è ancora lontano nella loro comunità autonoma, sanno però che il paragone con l’Eta è certamente destinato ad infiammare gli animi degli spagnoli, e dei castigliani in particolare.
Nella sofferenza gratuita inflitta dall’uomo agli animali, si domanda nel suo ragionamento Tamames, quella del bestiame rappresenta il 99%. Dunque perché proibire quell’1% che tocca ai tori? “L’essere umano segue uno schema mentale con il quale discrimina gli animali secondo la loro specie: trova naturale accarezzare un cucciolo di cane e mangiarsi un maialino. Ma la corrida, come tutte le feste e gli spettacoli che in Spagna comportano crudeltà sui tori, sono spettacoli spregevoli. La libertà di maltrattamento non è mai buona”.