L’Egitto e’ l’unico Paese che ha proibito per decreto la pesca degli squali nel Mar Rosso per proteggerli. Lo ricorda Giuseppe Notarbartolo di Sciara, oceanologo impegnato in questi giorni proprio al Cairo nella preparazione di un progetto che riguarda anche le specie del più temuto abitante del mare, protagonista di una nuova aggressione mortale a turisti a Sharm El Sheikh.
”L’Egitto ha riconosciuto gli squali come entità naturale di grandissimo valore turistico – dice Notarbartolo – e la General Authority for Fish Resources Development (Gafrd) ha emesso un decreto specifico per vietarne la pesca. Sulla base di rilevazioni fatte nella zona della Brother’s Islands, nel Mar Rosso, è stato calcolato che il valore di uno squalo sul mercato turistico, in termini di attrattività, raggiunge i 200 mila dollari l’anno. Se pensiamo che la vita media di uno di questi esemplari è valutata tra i 20 e i 40 anni – considera l’oceanologo – possiamo capire che il valore attribuito a un solo predatore di questi e’ compreso tra i quattro e gli otto milioni di dollari. E quindi è molto intelligente la scelta di proteggerli”.
Ogni giorno centinaia di carcharinus longimanus (lo squalo che oggi ha provocato la morte della turista tedesca) ”sono obiettivi delle visite di un numero enorme di subacquei in varie zone del mar Rosso – aggiunge Notarbartolo – e se si pensa a quanti turisti si bagnano in quelle acque in un anno possiamo valutare che gli attacchi sono una vera rarita’, anche nel corso degli anni. Speriamo che questi episodi – sottolinea con una certa preoccupazione – non scatenino spedizioni punitive esasperate”.