NEW YORK – Colpo di scena nella tormentata vicenda giudiziaria di Dominique Strauss-Kahn: le accuse di stupro di una cameriera del Sofitel di New York si sono sgretolate e all’ex numero uno del Fmi, da quasi due mesi sulla graticola, sono stati revocati gli arresti domiciliari. Ora e’ un uomo libero, o quasi, anche se il caso non e’ ancora chiuso. Il fatto che emerge chiaro, però, è che questa storia si sta rivelando, ora agli occhi di tutti, come un grande complotto ai danni del primo “sfidante” alle presidenziali francesi di Nicolas Sarkozy. Si viene adesso a sapere, dopo che l’ex numero uno del Fmi è stato additato come uno stupratore senza nessuna remora, che la sua accusatrice è stata pagata per mentire. Anzi, secondo il New York Post, sarebbe addirittura una prostituta.
Benché il Presidente Sarkozy si sia sempre rifiutato di commentare la vicenda, è chiaro che la disavventura di Dsk non l’aveva addolorato. Dall’oggi al domani, il candidato numero uno del Partito socialista per l’Eliseo risultava desaparecido. Sarà stato un caso?
La clamorosa svolta annunciata nella notte dal New York Times si e’ realizzata venerdì nella realta’ giudiziaria della Corte Suprema di Manhattan. Nei confronti di Strauss-Kahn, insomma, la procura e’ pronta a rivedere l’intero impianto accusatorio. ”Abbiamo dubbi sulla credibilita’ della accusatrice – ha dichiarato il procuratore capo, Cyrus Vance – Lei stessa ha ammesso di aver fornito dichiarazioni false nella sua prima denuncia. Siamo pronti a riesaminare il caso”.
Non solo per l’opinione pubblica Usa, ma anche per gli esperti di diritto si tratta di un colpo di scena senza precedenti. La realta’ processuale emersa dall’udienza svoltasi oggi davanti al giudice della Corte Suprema di Manhattan, Michael Obus, e’ esattamente questa: il giudice Obus ha preso atto della nuova posizione della Procura e ha disposto di conseguenza la liberazione di Dominique Strauss-Kahn.
Strauss-Kahn non e’ piu’ agli arresti domiciliari: gli verra’ resa la cauzione di 1 milione di dollari pagata per uscire dal carcere di Rikers Island; gli verra’ sbloccata la garanzia di 5 milioni di dollari versata a suo tempo dalla moglie, Anne Sinclair; gli e’ gia’ stato rimosso il braccialetto elettronico; non ha piu’ davanti casa, a sorvegliarlo 24 ore su 24, guardie armate (servizio da 250mila dollari al mese che lui stesso era tenuto a pagare).
Se non un uomo libero, quasi: sulla base di quanto disposto dal giudice di Manhattan, DSK non potra’ lasciare il Paese, e per questo gli e’ stato trattenuto il passaporto. Ma potra’ uscire di casa quando vuole e, se lo ritiene, prendere un aereo e viaggiare all’interno dei confini degli Stati Uniti. ”Riconosco che le circostanze di questo caso sono cambiate sostanzialmente – ha detto il giudice nell’ accogliere la richiesta di rimozione delle restrizioni domiciliari – riconosco che il rischio che lui non si presenti si sia attenuato di molto. Pertanto, rilascio il signor Strauss-Kahn ‘on his own recognizance’ ” (una formula giuridica che equivale a una dichiarazione formale dell’accusato sul rispetto di determinate condizioni). Per la difesa si tratta di una vittoria tanto importante quanto attesa.
”Lo avevamo detto fin dall’inizio che questo caso non era cio’ che appariva – ha dichiarato l’avvocato difensore, Benjamin Brafman, parlando con i giornalisti sulle scale all’esterno della Corte Suprema -. Non abbiamo mai avuto fretta e oggi anche voi avete capito il perche’. Oggi e’ stato fatto solo il primo passo. Il prossimo sara’ la completa liberazione del nostro cliente”.
Alla luce del colpo di scena, piu’ che Dominique Strauss-Kahn e’ sotto accusa ora l’ufficio della Procura: come puo’ essersi sbagliato nell’ appoggiare in modo cosi’ esplicito la posizione dell’accusa? La Abc ha rivelato che il capo della Sex Crime Unit, Lisa Friel, ieri si e’ dimessa. Il procuratore Vance non ne ha fatto cenno: ”Le indagini sui reati sessuali restano tra le piu’ alte priorita’ di questo ufficio – ha dichiarato -. Le nostre indagini sul caso continuano e continueranno finche’ non avremo scoperto tutti i fatti rilevanti”.
Guai in vista anche per l’accusatrice: per aver mentito sotto giuramento al Gran Giuri’, secondo il codice di procedura penale Usa, rischia fino a 5 anni di galera. Tanto più se fosse vero quanto scrive il New York Post: ovvero che la cameriera non sarebbe altro che una prostituta.
Secondo il tabloid newyorchese, solitamente bene informato sulla cronaca giudiziaria della Grande Mela, ”le indicazioni in base alle quali la donna lavorava come prostituta d’albergo potrebbe spiegare perche’ Strauss Kahn insiste con l’affermare che l’incontro era consensuale”.
