Ore 15, 30, aeroporto di Monaco di Baviera: un passeggero tra i tanti attraversa il varco che controlla chi si imbarca. L’uomo passa senza problemi, nessun allarme scatta, nessuna luce si accende, l’uomo è “pulito”. Come sempre accade l’uomo si ferma ad attendere che il nastro gli consegni il personal computer. Ma è quel nastro a fermarsi. Si avvicinano gli uomini della sicurezza, prendono il pc, lo sottopongono alla prova chimica. Pochi secondi e il computer risulta “positivo” al segnalatore di tracce di esplosivo. Quel che era un sospetto ai raggi x della macchina diventa qualcosa di più: un allarme vero.
L’area viene “sigillata”, cioè si fa in modo che nessuno possa entrare o uscire. Ma l’uomo con il computer ha approfittato del poco tempo tra l’esame e l’allarme. Si è allontanato, troppo presto per sapere se lo abbia fatto per paura, spaventato dalla concitazione e ignaro del perché il suo pc abbia fatto scattare l’allarme o perché sa troppo bene cosa c’è in quel computer. Il grande aeroporto viene in parte evacuato, la polizia cerca quell’uomo e il mondo aspetta di sapere se è un nuovo, vero, drammatico attacco terrorista fallito oppure se quel computer è solo un “falso positivo”.
Un portavoce della polizia all’aeroporto, citato dalla France Prsse, ha detto che l’allarme potrebbe essere scattato a causa di un prodotto chimico innocuo, eventualmente un profumo. Ed infatti poi ecco la fine della paura, allarme cessato e lo scalo sta piano piano tornando alla normalità con i passeggeri fatti rientrare nel terminal prima evacuato. Il portavoce della polizia, Albert Poerschke, ha riferito che il sospetto, che in un primo momento si pensava fosse fuggito, era probabilmente un viaggiatore di fretta che stava perdendo l’aereo. L’uomo non si era accorto che la polizia voleva controllare la borsa del suo pc.
