Oltre settantamila corpi seppelliti, molti altri i cadaveri ammassati nelle strade. Poi fame, sete e gente che lotta contro la morte e la disperazione. E sciacalli che rovistano tra la morte. Contro di loro la polizia ieri ha esploso anche dei colpi di fucile, uccidendone uno.
Sono passati sette giorni dal terribile terremoto che ha sconvolto Haiti e ancora si scava sotto le macerie, a mani nude, perché la speranza di trovare i vivi continua ancora.
Soprattutto, per noi italiani, rimane forte la speranza di trovare i dieci connazionali ancora sepolti sotto i palazzi distrutti dal sisma.
Tre persone sono state estratte vive nelle ultime ore e sono state slavate grazie alle voci che i volontari sentivano provenire da sotto le macerie.
Sopravvissuti. L’ultimo in ordine di tempo è stato un funzionario danese dell’Onu, salvato dalle macerie del quartier generale delle Nazioni Unite a Port-au-Prince. Nel giorno della visita del segretario generale Ban Ki-moon, l’esperto di affari civili Jen Kristensen è stato estratto «praticamente senza un graffio» dalle rovine dell’edificio.
«Un piccolo miracolo» lo ha definito Ban, che ha sorvolato in elicottero la devastazione del sisma. «Sono qui per dirvi che siamo con voi», ha detto Ban ai volontari impegnati nei soccorsi e a ciò che resta della missione Minustah.
Le squadre di soccorso hanno estratto anche altre due persone vive, di nazionalità haitiana, dalla macerie del Caribbean Market di Port-au-Prince, lo stesso dove si trova Antonio Sperduto e Adolpho Prato, l’uomo che da venerdì invia ai familiari sms da sotto le macerie.
I due estratti vivi, un uomo di 30 anni ed una donna di 40, sono in buone condizioni. L’uomo, riferisce Ivan Watson della Cnn da Port-au-Prince, ha detto che entrambi sono riusciti a sopravvivere mangiando burro di arachidi e gelatina.
Il salvataggio, effettuato nella tarda serata di domenica (ora locale), porta a cinque il numero complessivo di persone estratte dal supermarket. Al Caribbean Market sono al lavoro squadre di soccorso statunitensi e turche. Il team South Florida Urban Research and Rescue che opera sul posto e i volontari turchi del Gea erano sul punto di abbandonare le ricerche due giorni fa: gli sms dei sopravvissuti sotto le macerie hanno riavviato il lavoro di soccorso.
Scambio di cadaveri. Alle buone notizie si accavallano le brutte. Il cadavere di una donna ritrovato sotto le macerie di un palazzo a Port-au-Prince è stato identificato per errore sabato notte come quello della funzionaria spagnola dell’Ue Pilar Juarez, ha reso noto il ministero degli Esteri di Madrid. Il ministro Miguel Angel Moratinos ha chiesto personalmente scusa alla famiglia della donna per l’errore, riferisce la stampa di Madrid, dovuto al “cattivo stato” dei corpi estratti dalle macerie.
Il cadavere era stato identificato come quello di Pilar Juarez dal console spagnolo ad Haiti. La famiglia della donna, riferisce l’agenzia Efe, si è dichiarata “indignata” per l’accaduto, ma ha aggiunto di vedere nella notizia dell’errore di identificazione “una luce, sebbene piccola”, e di avere ancora una speranza che la donna possa essere viva. Per ora è stata confermata la morte di due spagnoli ad Haiti: marito e moglie, lui di origine haitiana, si erano recati nel paese caraibico per incassare una eredità .
Tanti i malati. «Oggi abbiamo amputato dieci bambini. Due hanno avuto una doppia mutilazione. Il più piccolo ha solo due anni e mezzo». Questo il testo del messaggio inviato nella notte dal medico anestesista Thomas Pellis, dell’ospedale di Pordenone, ad un giornalista della sede Rai di Trieste in cui descrive la situazione dei soccorsi ad Haiti.
«Il flusso di malati – aggiunge – è incessante, ma stiamo facendo passi avanti nei soccorsi. Abbiamo allestito una seconda sala operatoria dove si lavora 18 ore al giorno».
Pellis racconta anche che «sta bene la donna incinta, amputata a una gamba per la quale si temeva il peggio: dagli esami, anche il bimbo è in discrete condizioni».
Gara di solidarietà . Taiwan, l’isola di fatto indipendente ma rivendicata da Pechino, ha superato la Cina nella corsa agli aiuti ad Haiti, l’isola caraibica colpita da un devastante terremoto la scorsa settimana.
Haiti è uno dei pochi Paesi – 23 in tutto, molti dei quali nei Caraibi – a riconoscere Taipei invece che Pechino come “unica Cina”. Il governo taiwanese è riuscito finora a mobilitare aiuti per cinque milioni di dollari, superando di misura la Cina, ferma a 4,4 milioni. Secondo alcuni giornali taiwanesi nelle prossime settimane il presidente Ma Ying-jeou potrebbe consegnare personalmente una seconda tranche di aiuti quando si recherà in visita nella Repubblica Dominicana, un altro dei Paesi che riconoscono il suo governo.
Dall’Unione Europea invece, fa sapere la rappresentante per la politica estera dell’Ue Catherine Ashton, arriveranno 20 milioni di euro per Haiti.
Dura, invece, l’accusa del presidente Venezuelano Hugo Chavez agli Stati Uniti: «stanno occupando l’isola militarmente con la scusa degli aiuti umanitari».
Huston: 20 milioni di euro dall’Ue