KATHMANDU – Si scava giorno e notte tra le macerie dei crolli in Nepal e il numero delle vittime continua a salire. Le autorità di Kathmandu parlano di oltre 2430 morti accertati, ma il numero continua a salire vertiginosamente. Un bilancio che non include i 22 alpinisti morti sull’Everest e le oltre 60 vittime in India e nei paesi vicini. In Italia invece c’è apprensione per i 4 speleologi italiani che risultano ormai dispersi nel villaggio di Langtang, completamente travolto da terra e detriti.
Da giorni ormai non si hanno più notizie di Giuseppe ‘Pino’ Antonini, 53 anni, di Ancona, Gigliola Mancinelli, anche lei di Ancona, medico anestesista, Oskar Piazza, del Soccorso alpino del Trentino Alto Adige, e Giovanni ‘Nanni’ Pizzorni, 52 anni, genovese, esperto torrentista. A lanciare l’allarme per i dispersi, dopo il ritrovamento dei due fratelli fiorentini Daniel e Elia Lituani, 25 e 22 anni, nel Paese da due settimane, è stato Roberto Antonini, fratello di Giuseppe, che aveva sentito lo speleologo dopo la scossa di terremoto.
Pino, che ha un telefono satellitare, era riuscito a mettersi in contatto anche con la compagna, poi più nulla. Antonini è specializzato in operazioni di grotta e forra. E’ direttore della Scuola forre del Soccorso alpino e tecnico di elisoccorso, la Mancinelli è anestesista rianimatrice al cardiologico ‘Lancisi’ ma anche tecnico speleologo, Piazza, della Scuola nazionale tecnici, è anche vice direttore della Scuola nazionale forre mentre Pizzorni è uno dei torrentisti più noti a livello nazionale. E’ anche formatore della scuola specializzata per questa pratica e vicedirettore della Aic Canyoing del Cai di Genova.
Il gruppo si trovava nel villaggio maledetto per esplorare delle forre, ma avevano rinviato l’escursione a causa del maltempo, ha raccontato il fratello Roberto all’Ansa:
“Mio fratello era lì perché dovevano esplorare due canyon, ma so che erano rimasti nel villaggio”.
Piazza aveva comunicato con i colleghi trentini tre giorni fa e Adriano Alomonta, presidente del Soccorso alpino del Trentino, ha detto:
“Sono convinto che siano in difficoltà con le comunicazioni. Saranno lì a dare una mano, visto ciò che è accaduto. Non voglio minimizzare ma per ora lo spirito con cui viviamo la vicenda è questo. E’ troppo presto per dire che sono dispersi. Per ora possiamo solo dire che sono fuori dalla portata delle comunicazioni. Certamente chi è a casa si preoccupa sempre, ma sappiamo che può succedere. Teniamo conto che potrebbero avere anche difficoltà a ricaricare i telefoni, pure avendo un pannello solare, se il tempo non fosse bello.
Ciò che sappiamo è che erano nella zona di Langtang, che si trova più o meno a otto ore di automobile da Kathmandu più circa tre ore di trekking. Ma non so molto altro, perché li avevamo sentiti nei giorni passati e non avevamo certo parlato a lungo, come sempre in questi casi. So solo che avevano comunicato prima del primo terremoto, dicendo che il tempo era brutto e che quindi avrebbero probabilmente rinviato le discese nelle forre che avevano in programma”.
Invita a non parlare ancora di ‘dispersi’ anche la presidente del Soccorso alpino delle Marche, Paola Riccio, che è in contatto con alcuni familiari dei quattro tecnici, mentre Danilo Repetto, vice delegato del soccorso alpino e amico di Pizzorni, assicura:
“Cercheremo di metterci in contatto con alcune guide nepalesi. Abbiamo alcuni telefoni satellitari e proveremo ad avere notizie tramite questo contatto. Sono tornato da quella zona nei mesi scorsi e ho conservato alcuni numeri di guide che potrebbero essere utili. Nelle prossime ore proverò a chiamarli per sapere se sanno qualcosa”.
Gianluca Pizzorni sta vivendo ore di angoscia in attesa di avere notizie dal fratello:
“Siamo preoccupati ma anche fiduciosi. Sono zone impervie dove mettersi in contatto è difficile. E’ vero che con Nanni e gli altri ci dovevamo sentire solo ogni due giorni ma speravano di avere un contatto immediato con lui dopo quello che è successo”.
La famiglia Pizzorni è in costante contatto con la Farnesina:
“Speriamo a breve di ricevere una notizia positiva – puntualizza dalla sua abitazione sulle alture di Recco – . Ci auguriamo che sia solo un problema di comunicazione dovuto a quanto accaduto”.
Giovanni “Nanni” Pizzorno che era titolare di una ditta di idraulica e climatizzazione era un torrentista e speologo di fama internazionale. Questa per lui era la prima volta in Nepal. Prima di questa missione era stato alle isole di Reunion davanti al Madagascar.
Intanto lo sciame sismico in Nepal, con un fronte di almeno 150 chilometri, si è spostato a Est ed è più vicino sia alla Piramide del EvK2Cnr che a Kathmandu. Tutte le scosse hanno “circondato la città” e la situazione è ancora critica, rende noto Franco Pettenali, ricercatore EvK2CNR e dell’OGS di Trieste, responsabile della stazione sismica del Laboratorio Piramide, la struttura sull’Everest ‘sfiorata’ dalla valanga che si è sviluppata ieri dopo la prima grande scossa.
“Quando un terremoto scarica si attivano sempre i margini ai lati. Infatti dopo la prima scossa forte di M7.8, quelle piccole successive sono accadute a est di Kathmandu (dall’altra parte). A ovest c’è un gap tra la scossa principale e la città. Lo sciame sta calando in magnitudo e numero di scosse, ma i terremoti sono eventi complessi – spiega – e anche questa notte, dopo 5-6 ore di calma e’ arrivata la scossa 6.7. C’è appena stata una scossa di 4.5 dopo 5 ore”.
(Foto LaPresse)