Tunisia nel caos, un nuovo suicidio e i disordini arrivano nella capitale: mobilitato l’esercito

Mentre i disordini sociali arrivano alle porte della capitale, viene mobilitato l’esercito e si registra un nuovo suicidio di protesta, continua in Tunisia la rincorsa sulle cifre tra il governo e le mille voci di chi sta, come protagonista o osservatore, dall’altra parte: una rincorsa che fa quasi dimenticare quello di cui veramente si parla, cioè di morti.

Morti negli scontri degli ultimi giorni tra polizia e manifestanti, scesi in piazza soprattutto nell’area centro occidentale del Paese per chiedere il diritto in primo luogo al lavoro. Il ministro della comunicazione Samir Labidi ha convocato una conferenza stampa per dire che le vittime degli scontri nelle ultime 72 ore in Tunisia sono 21, bollando come ”totalmente falsi” bilanci che parlano di 40 o 50 morti.

Ma è difficile pensare che la contabilità delle vittime, che riduce a numeri il costo umano della protesta, possa cambiare nella sostanza l’immagine di quanto in queste settimane in Tunisia stia accadendo. Ovverossia un movimento di protesta senza precedenti negli ultimi decenni, che dal centro del Paese – già teatro di rivolte per il pane come quello del 1984 a Kasserine – è arrivato a in questi giorni a lambire anche la ricca costa del nord, con le ultime proteste studentesche di ieri ma anche violenti scontri stasera in un sobborgo di Tunisi.

Senza dimenticare il costo umano di ciò che ha innescato le prime proteste, la disperazione dei tanti senza lavoro (soprattutto giovani e diplomati e laureati) che si sono riconosciuti nel gesto di Mohammed Bouazidi Samir, il giovane ambulante abusivo che si è dato fuoco a Sidi Bouzid il 17 dicembre, ed il cui gesto – già imitato da almeno 5-6 persone in diverse località – ha ispirato oggi un altro suicidio, il terzo nella stessa cittadina.

L’ultimo a togliersi la vita è stato Allaa Hidouri, 23 anni, laureato e disoccupato: sarebbe morto salendo su un palo dell’elettricità per poi gettarsi sui cavi dell’alta tensione. Il giovane sarebbe anche stato ferito da proiettili durante le dimostrazioni del 24 dicembre a Menzel Bouzaine.

Prima di lui si era dato fuoco anche un padre di famiglia, vicino al mercato di Sidi Bouzid. E fra i morti suicidi tra le fiamme va contato anche un giovane liceale di Ariana, che aveva partecipato ad una manifestazione nella sua scuola. Anche Ariana sta sulla ricca costa del nord, così come l’università di Tunisi che ha visto scendere in piazza ieri i suoi studenti. E stasera sono scoppiati i primi veri incidenti anche nella capitale.

A riferirlo alcuni testimoni, che hanno parlato di duri scontri in un sobborgo operaio a soli 15 chilometri dal centro di Tunisi, la municipalità di Ettadhamoun, dove i dimostranti avrebbero attaccato edifici saccheggiando negozi e dando fuoco ad una banca e a un posto di polizia. Per arginare i disordini, secondo giornalisti e testimoni sul posto, le forze dell’ordine hanno sparato colpi d’arma da fuoco in aria. E sempre a Tunisi la polizia tunisina ha disperso l’inizio di una manifestazione ”pacifica” nel centro, dove un gruppo di artisti ha cercato di radunarsi davanti al Teatro municipale ”per denunciare la violenza e l’uso eccessivo delle armi nel centro del paese” ha spiegato Fadhel Jaibi, uomo di teatro.

Tra i manifestanti anche gli attori Raja Amari e Sana Daoud, che sarebbero stati picchiati dalla polizia. E a Tunisi vi è stata una riunione anche del sindacato dei giornalisti, che hanno rivendicato il loro diritto-dovere di coprire gli eventi di queste settimane, lamentando la scarsa informazione che trapela sui media ufficiali. Intanto la Tunisia continua a essere guardata con sempre piu’ preoccupazione anche dall’estero. La Francia ha deplorato le violenze e fatto appello alla calma, gli eurodeputati della delegazione per il Maghreb hanno anche loro ”deplorato” la depressione e l’uso della forza, preoccupazione è stata espressa anche dagli Usa. Dall’Italia, dove ieri il ministro degli Esteri Franco Frattini ha annunciato il confermato il sostegno ai governi algerino e tunisino, ”importante presenza mediterranea anzitutto nella lotta al terrorismo”, il sottosegretario agli Esteri Craxi ha fatto sapere che, se il leader tunisino Ben Ali’ ha fatto molto per il suo Paese, ora deve essere in grado di ”intercettare il cambiamento” e dare voce anche all’opposizione, altrimenti ”il rischio a cui si va incontro è molto pesante”.

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