
epa05804067 Protestors wave flags and hold sheets reading 'Free Deniz' during a motorcade on the occasion of the solidarity for the German-Turkish journalist Deniz Yucel in Berlin, Germany, 19 February 2017. The Turkey correspondent of the German Newspaper 'Die Welt' is currently held in custody of Turkish police and charged with membership in a terrorist organization, spreading propaganda and misuse of information. EPA/CLEMENS BILAN
ANKARA – Dopo un interrogatorio durato diverse ore, un tribunale di Istanbul ha convalidato l’arresto di Deniz Yucel, corrispondente in Turchia per il quotidiano tedesco Die Welt, con doppia nazionalità turco-tedesca, che era in stato di fermo dal 14 febbraio scorso. È accusato di “propaganda terroristica” e “istigazione all’odio”. Una decisione che ha subito scatenato nuove tensioni diplomatiche con Berlino, poche settimane dopo l’ultimo incontro ad Ankara tra il presidente Erdogan e la cancelliera Angela Merkel.
“E’ una decisione amara e deludente”, ha tuonato a caldo la cancelliera tedesca che ha parlato di una “misura sproporzionatamente dura, anche perché Deniz Yucel si è messo volontariamente a disposizione della giustizia turca e si è mostrato disponibile per le indagini”.
Dal fallito golpe del 15 luglio scorso, sono oltre 150 i giornalisti turchi finiti dietro le sbarre: ora insieme a loro c’è anche un reporter con passaporto tedesco. “Si tratta di una decisione troppo dura e per questo inadeguata”, ha ribadito il ministro degli Esteri tedesco, Sigmar Gabriel, secondo il quale il tribunale non ha considerato “né l’alto valore della libertà di stampa e di opinione, né la circostanza che Deniz Yucel si sia messo volontariamente a disposizione della giustizia turca e sia pronto ad affrontare le indagini”.
Per Gabriel, “il caso accende un faro abbagliante sulla differenza fra i nostri due Paesi nel rispetto dei principi del diritto e nella valutazione della libertà di stampa e di opinione. Siamo risoluti a esercitare ogni pressione, per far sì che Deniz Yucel venga rimesso rapidamente in libertà e che il procedimento a suo carico abbia un buon esito”.
Il tribunale turco ha accolto la richiesta del pubblico ministero, che aveva messo sotto accusa il reporter nell’ambito di un’inchiesta sul collettivo di hacker turchi RedHack, che diffusero le email di Berat Albayrak, ministro dell’Energia e genero di Erdogan, su cui il giornalista ha scritto alcuni articoli. Caduta invece l’altra, pesantissima accusa di “far parte di un’organizzazione terroristica”.
Alla vigilia della scadenza del limite di due settimane previsto in Turchia per il fermo di polizia sotto lo stato d’emergenza, Yucel era stato portato lunedì mattina al palazzo di giustizia di Caglayan a Istanbul. Durante l’interrogatorio, riferiscono i suoi legali, il pm ha scavato negli ultimi anni di lavoro del reporter. Nel mirino è finita anche un’intervista del 2015 al leader del Pkk Cemil Bayik, nascosto nelle basi clandestine dell’organizzazione “terroristica”, tra le montagne del nord Iraq, e altri articoli sulle zone più calde del conflitto curdo nel sud-est della Turchia.