KIEV – “Non cederemo mai la Crimea“, tuona il primo ministro ucraino Arseni Iatseniuk. Il neo governo di Kiev non ha intenzione di accettare l’invasione della Crimea da parte della Russia. Anche se Mosca ha dichiarato di non voler entrare in guerra, l’arrivo di soldati russi destabilizza ancor il già precario equilibrio, mentre i leader europei e gli Stati Uniti chiedono il ritiro delle truppe russe.
Intanto le guardie di frontiera ucraine hanno denunciato che i militari russi continuano a sbarcare in Crimea massicciamente: nelle ultime 24 ore, sostengono, sono atterrati in Crimea 10 elicotteri da combattimento e 8 aerei da trasporto, senza che Kiev fosse informata con 72 ore di anticipo previste dall’accordo bilaterale sulla flotta russa del Mar Nero.
Il vertice straordinario dei capi di Stato e di Governo della Ue per trovare una posizione comune sulla crisi dell’Ucraina si dovrebbe tenere giovedì 6 marzo. Secondo quanto si apprende, sono in corso i lavori per convocare i leader europei.
Il clima è sempre più teso tra Kiev e Mosca, mentre l’agenzia Unian riporta che presunti soldati russi, armati ma con mimetiche prive di segni di riconoscimento, hanno circondato il centro di intelligence della Marina militare ucraina a capo Fiolent, a Sebastopoli, e il centro approvvigionamenti militari di Bakhcisarai. I soldati ucraini si rifiutano però di deporre le armi.
Sempre più soldati ucraini in Crimea si schierano con le truppe russe: oltre 800 militari della base aerea di Belbek sono passati dalla parte delle nuove autorità della Crimea, aggiungendo che nella stessa base ci sono 45 caccia Mig-29, di cui solo 4 operativi, e 4 piccoli aerei da addestramento. Salgono così 6.000 i militari ucraini che hanno abbracciato il nuovo corso filorusso.
Almeno 100 filorussi hanno fatto irruzione nella sede dell’amministrazione regionale di Donetsk, nella russofona Ucraina orientale, riferisce l’agenzia Itar-Tass. Migliaia di filorussi stanno manifestando davanti alla sede della Regione di Donetsk, importante città del bacino minerario del Donbass, nella russofona Ucraina orientale.
I dimostranti non riconoscono l’autorità del nuovo governatore Serghii Taruta, un influente oligarca nominato dal presidente ucraino ad interim Oleksandr Turcinov, e agitano striscioni con scritte come “Il Donbass è Russia” e “I russi sono nostri fratelli”.
Nel corso della mattina del 3 marzo i caccia russi hanno violato per due volte lo spazio aereo ucraino sul Mar Nero. Lo denuncia il ministero della Difesa ucraino, che ha fatto alzare in volo un aereo di ricognizione Sukhoi 27 “il cui equipaggio è riuscito a prevenire le provocazioni da parte degli aerei russi”.