Reni in vendita, strettamente per l’export dall’Ucraina. E’ bastato mettere insieme medici senza scrupoli, ricconi dalla salute traballante ma dal conto in banca ben solido, poveretti disposti a rischiare la vita per un tozzo di pane, il tutto condito da qualche infermiera e una clinica dei misteri gestita dai servizi segreti.
In manette è finitio un cittadino israeliano è stato arrestato nelle scorse ore con altre 11 persone, per aver organizzato un presunto traffico di organi destinati a pazienti facoltosi, in maggioranza originari di Paesi occidentali o di Israele. La notizia è rimbalzata venerdì con grande evidenza su tutti i media elettronici israeliani.
L’operazione è stata illustrata a Kiev dalle autorità locali, a coronamento di una indagine lunga e articolata. Il reperimento degli organi si concentrava in Ucraina, dove essi venivano depredati a pazienti moribondi o, nel caso dei reni, acquistati da persone bisognose (soprattutto donne) al prezzo medio di 10.000 euro l’uno.
Mentre il successivo smistamento veniva coordinato in Israele e i trapianti ‘su commissione’ (pagati 200.000 euro per ogni singolo intervento) avvenivano per lo più in strutture compiacenti dislocate fra Ucraina, Azerbaigian ed Ecuador. Con questo sistema, i promotori avevano già lucrato oltre 40 milioni in alcuni mesi, stando alle stime della polizia ucraina. L’episodio non è il primo a vedere coinvolte organizzazioni e specialisti israeliani in reti internazionali di traffico di organi, denunciano i media.
Un caso simile fu stroncato mesi fa in Romania, mentre risale ad aprile, secondo quanto ricorda l’edizione online di Yediot Ahronot, la clamorosa incriminazione da parte della Procura di Stato israeliana del generale della riserva Meir Zamir, originario di Rishon Lezion (non lontano da Tel Aviv): accusato con altre quattro persone di aver creato un business illegale di espianto, esportazione clandestina e impianto di organi per milioni di shekel.