Gli ulema anti-Gheddafi: “Sì alla no fly zone”

Muammar Gheddafi

ROMA –  ”L’unico scenario in cui potrebbe crearsi un ‘Emirato islamico’ in Libia, sarebbe quello in cui il mondo mancasse di riconoscere le aspirazioni del popolo libico e il suo Consiglio e Governo nazionale ad interim, istituito con il consenso nazionale”. A dirlo, rispondendo sulle paure di molti in Occidente ma anche sullo spettro dell’islamismo sollevato più volte dallo stesso Gheddafi, è un portavoce del Network of Free Ulema – Rete dei Liberi Ulema in Libia, che si definiscono un’espressione della ”ricca e sofisticata” società civile costretta alla clandestinità dalla repressione del regime.

Associazione di uomini e donne, composta da religiosi e studiosi di islam di varie specializzazioni e provenienze tribali, ma anche da giudici, avvocati, ingegneri, universitari, scrittori e intellettuali, la Rete non vuole però ancora svelare i nomi dei suoi aderenti, per timore di uccisioni e arresti da parte del regime. E per questo il suo portavoce chiede di mantenere, in un’intervista ad Ansamed, l’anonimato.

”Siamo contrari a ogni intervento militare nel nostro amato Paese – risponde l’esponente dei Liberi Ulema -. Tuttavia, il popolo è stato sopraffatto dalla potenza aerea di Gheddafi, che ha usato i caccia per sparare contro civili disarmati. Quindi noi sosteniamo una no-fly zone, anche se questo comporta un limitato uso della forza. Il mondo deve riconoscere il Consiglio e il Governo a interim, e i legittimi rappresentanti del popolo libico possono chiedere un aiuto che non violi la sovranità libica”.

Sempre in merito alla presenza di una componente religiosa nel movimento di rivolta, ”la rivoluzione contro Gheddafi, i suoi figli, sgherri e mercenari – osserva il portavoce della Rete – è un vasto movimento che coinvolge tutti i libici. Il suo obiettivo e’ la liberta’ dalla tirannia. Il popolo libico è musulmano, anche se la religiosità cambia da persona a persona”, e a seconda delle varie scuole religiose. Ma il solo ”paradigma” che ”racchiude tale varietà è quello di uno stato liberale”. E’ probabile dunque che si concretizzi ”una forma locale di liberalismo anglo-americano che lasci molto spazio alla religiosita’, e non un secolarismo antireligioso”. Nei giorni scorsi i Liberi Ulema avevano affermato che la ribellione alla dittatura era un dovere religioso, ma contro Gheddafi si era schierato dal Cairo anche il controverso tele-predicatore Yussef Qaradawi. ”Non c’e’ nessun legame diretto tra la Rete e lo Sheikh Qaradawi – risponde il portavoce -. Questo Network non include elementi dei Fratelli Musulmani, e ha un’ispirazione prevalentemente tradizionali e sufi”, contando anche ”vari importanti pensatori liberali”. Inoltre, ”la libertà è un valore religioso e umanista”. Quanto a che tipo di Costituzione potrebbe un giorno darsi la nuova Libia, la Rete ha già chiarito i suoi obiettivi: ”Un nuovo governo democratico e costituzionale che rispetti i diritti umani conferiti da Dio e internazionalmente riconosciuti”, una ”pacifica transizione”, un ”governo eletto e pulito”, la ”separazione dei poteri con un sistema di equilibri”, che serva il popolo ”con trasparenza, rispetto e devozione”. Ma le divisioni tribali nel Paese non potrebbero ora metterne a rischio l’unita’? .

”Il nostro grande studioso Ibn Khaldun – risponde il portavoce dei Liberi Ulema, citando il filosofo nordafricano del 14/o secolo – ha saggiamente insegnato che i sentimenti tribali devono essere bilanciati da valori spirituali e morali. La nostra rete sta gia’ lavorando per fare in modo che solidarietà nazionale e parentela siano mantenuti”. E comunque, conclude, il popolo libico ha ”mostrato una notevole unità e coraggio, da est a ovest, da nord a sud”.

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luiss_smorgana