Quando in guerra, dopo una battaglia, arrivano all’ospedale i feriti, allora i medici scelgono chi curare per primi. E scelgono in base alla logica di curare quelli che hanno più probabilità di salvarsi. I feriti praticamente senza speranza aspettano, di loro, se possibile, ce se ne occuperà dopo, un dopo che talvolta non arriva mai. È una logica militare, dura ma che non scandalizza, non turba. E se la “guerra” fosse contro un virus, se negli ospedali arrivassero più malati di quanti sono i posti letto o le terapie di emergenza disponibili, allora la stessa logica sarebbe accettabile? Negli Usa pensano di sì ed hanno disposto, per fortuna solo in via di ipotesi, che se l’influenza A dovesse contagiare tutte insieme più persone di quante possono essere assistite, allora ad “aspettare” sarebbero gli anziani e i pazienti in cattiva salute, quelli insomma che pur con le cure sarebbe più difficile salvare.
Una decisione drastica cui molti si ribellano. Comprensibile: nessuno di noi accetterebbe che il proprio parente venga messo in lista d’attesa. Però, dovendo scegliere a chi dare una maschera per respirare o un letto di terapia d’urgenza, l’unica maschera o l’unico letto che c’è, voi a chi lo dareste: a un giovane, a un uomo o una donna il cui corpo è forte tanto da sicuramente salvarsi o ad un uomo o una donna affetto da altre malattie che con tutta probabilità morirà anche se curato? Non è facile rispondere ma non è facile neanche giudicare o condannare chi si assume il peso e la responsabilità di rispondere.
Molti Stati americani questa responsabilità se la stanno prendendo: in casi drammatici verranno curati dopo, se possibile, i pazienti in dialisi, quelli con severe patologie neurologiche e gli anziani. Sanno che la decisione sarà altamente impopolare ma sanno anche che non decidere significa non salvare più gente e farne morire invece di più. Un piccolo esempio viene dalla Casa Bianca, le due figlie di Obama non saranno vaccinate, almeno non per prime. Aspetteranno: il vaccino anti influenza è in via prioritaria destinato ai giovani non in perfetta salute.