NEW YORK, STATI UNITI – Quando comparve in un tribunale di Brooklyn nel 2003, Joseph Massimo dichiarò di essere un ristoratore e di organizzare banchetti privati. Ma quei tempi sono passati e quando comparirà davanti al giudice di nuovo farà storia come il primo boss delle cinque famiglie mafiose newyorchesi che ha tradito la sua e che testimonierà a favore del governo federale.
Fino a non molto tempo fa la defezione di un boss mafioso era impensabile. Ma polizia, FBI e magistratura hanno martellato senza sosta per vent’anni le famiglie indebolendole, senza contare che molti membri, di fronte alla massiccia offensiva delle forze dell’ordine, hanno preferito costituirsi sperando con le testimonianze contro i loro ex-compagni di ottenere pene più lievi.
Ma la decisione di Massimo, 68 anni, ex-boss della famiglia Bonanno, di collaborare con i procuratori federali di Brooklyn e con gli agenti dell’FBI è tanto più sorprendente a causa della reputazione che aveva. Un boss all’antica, non dimentico degli ”amici” nel Vecchio Mondo, strettamente legato ai valori – sempre meno osservati – dell’onore e dell’omertà. Per questo Massimo si era guadagnato l’appellativo di ”ultimo don”.
Massimo ruppe con la sua famiglia nel 2005 quando si sentì tradito riguardo ad accuse di omicidio e racketeering (criminalità organizzata) che gli erano state rivolte. Fu condannato all’ergastolo, e per altri crimini i procuratori chiesero, senza riuscirci, la pena di morte, che sarebbe stata la prima comminata ad un boss mafioso da decenni. Ma dal carcere Massimo non aveva mai parlato. Cosa gli ha fatto cambiare idea non è dato di sapere.
Massimo testimonierà contro Vincent Basciano, accusato di omicidio e racketeering, che rischia la pena di morte se sarà trovato colpevole di aver ucciso un membro della famiglia Bonanno, Randolph Pizzolo. Basciano sta già scontando l’ergastolo per analoghe accuse di cui è stato trovato colpevole nel 2007.
Chi non crede molto a quello che Massimo dirà in tribunale è l’avvocato di Basciano, Barry Levin, che ha definito l’ex-boss ”un patologico bugiardo”, affermando che il governo ”ha aperto le braccia a Massimo solo per dimostrare che sono riusciti a far parlare un boss”. Ispirato alla carriera criminosa di Massimo Hollywood ha girato anche il celebre film Donnie Brasco con Al Pacino.
La ricomparsa in scena di Massimo coincide con i tentativi degli inquirenti di accertare la forza e le capacità rimaste alla criminalità organizzata dopo le decimazioni subite negli anni scorsi. Essi temono che le famiglie criminose stiano gradualmente riemergendo, dopo che per 10 anni gli inquirenti e le autorità federali le hanno, per così dire, trascurate, concentrando le loro risorse e la loro attenzione sul terrorismo, e consentendo così ai boss di riorganizzarsi.