Usa. Marito tradito rischia la prigione per aver letto l’e-mail della moglie

Leon Walker, di Rochester Hills, Michigan, da tempo sospettava che la moglie Clara avesse una relazione extra-coniugale, ma nonostante appostamenti e pedinamenti non era mai riuscito a coglierla sul fatto.

Poi a Walker, 33 anni, è balenata un’idea. Tempo addietro, quando il matrimonio filava liscio, la moglie, 30 anni, gli aveva dato la password della sua cassetta di posta G-mail.

Walker vi è entrato e i suoi sospetti sono stati confermati. La cassetta conteneva bollenti messaggi amorosi tra la donna e il suo amante. Ma contrariamente a quanto si potrebbe credere, nei guai non è finita Clara, ma il marito, che il 7 febbraio sarà processato con l’accusa di aver violato la privacy della moglie. Se trovato colpevole rischia fino a 5 anni di prigione.

Walker si difende affermando che è stato spinto ad indagare sulla relazione della moglie nel timore che essa potesse avere effetti negativi sui loro figlioletti.

Ma il vice-procuratore distrettuale della contea di Oakland, Sydney Turner, non ha voluto sentire ragioni, anche se riguardo al caso, che ha attratto l’attenzione dei media nazionali, molti si sono schierati dalla parte del marito tradito.

Nel decidere di perseguire Walker, il vice-procuratore distrettuale si è infatti basato su una legge del Michigan normalmente usata per portare in tribunale persone che hanno commesso crimini relativi al furto di segreti commerciali, o che si sono appropriati di identità altrui.

Ma è dubbio che Walker abbia effettivamente violato quella legge, rileva il noto esperto di privacy e scrittore Frederick Lane, giacchè è lecito chiedersi se una moglie può aspettarsi che la sua privacy venga tutelata se usa lo stesso computer del marito e la stessa cassetta di posta elettronica.

”Si tratta di un caso interessante”, ha agiunto Lane, ”perchè non ci sono risposte legali chiare. Il fatto che i Walker vivessero insieme e che il marito potesse usare lo stesso computer della moglie potrebbero essere usati a sua discolpa. Direi che nelle loro circostanze è difficile pensare che la moglie potesse aspettarsi un’assoluta tutela della sua privacy”.

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lgermini