NEW YORK, STATI UNITI – Il padre le disse: ”Saluta lo zio John”, ovvero John Gotti, il padrino potente e vanitoso boss della famiglia mafiosa Gambino di New York. In realta’, Gotti non era suo zio. Suo padre, invece, era il micidiale Sammy ”The Bull” Gravano, detto “the Bull” (il Toro), per via della sua straordinaria forza, che ha confessato di aver commesso 19 omicidi, e lei, Karen, quel giorno compiva 16 anni.
E’ uno dei ricordi che Karen Gravano, oggi ha 39 anni, racconta nel suo libro ‘Mob Daughter’ (La figlia della Mafia) che sara’ pubblicato negli Usa il giorno di San Valentino, e di cui sono uscite delle anticipazioni. Karen Gravano e’ gia’ una ‘stella’ di ‘Mob Wives’, un reality show che ha nel cast sei mogli o figlie di boss mafiosi arrestati e condannati, arrivato gia’ alla seconda stagione. Probabilmente, anche il libro sara’ un successo, e le famiglie delle vittime di Sammy Gravano hanno gia’ iniziato una battaglia legale per ottenerne almeno buona parte dei proventi.
A suo tempo, alcune di loro sono gia’ sono riuscite ad ottenere una parte dei diritti di un libro scritto dallo stesso Gravano. che per i suoi crimini mafiosi ha scontato solo cinque anni di prigione come premio, il plea bargaining, per aver collaborato con gli inquirenti per il suo tradimento e per la sua testimonianza contro Gotti e decine di altri mafiosi, che sono stati poi condannati. Per il suo compleanno, Gotti regalo’ a Karen ”una busta con dentro dieci banconote da 100 dollari”. Ma l’FBI disse a Gravano: ”O cominci a parlare o finisci o in galera o nel braccio della morte”.
Ma soprattutto, la presenza di Gotti, sempre elegantemente vestito ma spietato killer, alla festicciola nella loro casa di Staten Island fece salire le ‘quotazioni’ di Karen a scuola. ”Ho saputo che John Gotti e’ venuto al tuo party, allora sei una principessa della mafia!”, le dissero i suoi compagni. La ‘principessa’ aveva solo 10 anni quando sospetto’ per la prima volta che suo padre fosse un killer. Un giorno lo trovo’ in camera sua che, mentre si vestiva, si infilava una pistola nella cinta dei pantaloni.
Quella sera, uno dei rivali di the Bull fu ucciso, e ad ucciderlo era stato Gravano. Ma Karen imparo’ presto a non fare domande, assai pericoloso negli ambienti del mob newyorchese, e ben presto entro’ in affari: dopo gli esami di maturita’ il padre le regalo’ un negozio di fiori, ”e nel giro di una notte il business segno’ un boom. ”I gangster – racconta Karen – amano mandare quantità smodate di fiori alle loro amanti”.
Nei suoi racconti Karen dice di rispettare ancora molto il padre, che nel frattempo e’ tornato in prigione, questa volta con una condanna a 20 anni, per traffico di stupefacenti. Lo descrive come il classico mafioso, con al collo la catena d’oro massiccio, l’anello di diamanti al mignolo, e con una rosa tatuata su un braccio e Gesu’ sull’altro.
Per scrivere il libro ha prima chiesto il suo permesso. Ma al di la’ del rispetto, Karen, che ha una pagina Facebook con 26 mila fan, pensa anche che suo padre sia sempre un buon business, perche’, come ha detto ad un giornale, il suo ”fascino ancora resiste, dato che i tempi sono cambiati e ormai non ci sono piu’ altri John Gotti o Sammy ‘the Bull’ Gravano”. Quanto allo stesso Gotti, che a Little Italy godeva di immensa popolarità per le sue ”opere buone” nei confronti degli italoamericani bisognosi, è morto nel 2002 di cancro alla gola in un penitenziario federale di Springfield, Missouri.