A Vienna “Don Panino”, a Buenos Aires “Arte di mafia” e le ricette “all’omertà”

A Vienna “Don Panino”, a Buenos Aires “Arte di mafia” e le ricette “all’omertà”

BUENOS AIRES – Se a Vienna “grigliano” Don Peppino (Impastato), Don Falcone e Don Buscetta, a Buenos Aires si preparano “ricette all’omertà”. Il ristorante “Arte di mafia” in Argentina si presenta così sul suo sito: “un ristorante a tema sulla mafia“. Il logo? Una macchia rossa con una freccia che specifica “sugo”, e quindi non sangue. Dopo il caso del pub di Siate Gasse in Austria, il “Don Panino” che voleva essere un “omaggio” alla “madre della mafia” risultato per gli italiani di pessimo gusto, ecco che dall’Argentina arriva un nuovo ristorante a “tema”.

Il sito del ristorante parla chiaro: “Ormai da decenni, la mafia e la gastronomia sono state intimamente vincolate. Sulla base di quanto racconta la storia, anche le operazioni più precise e di successo sono state pianificate a tavola e con un piatto davanti al ‘cappo”’ (con due ‘p’). I sapori si mantengono intatti, così come le tradizioni più ortodosse”, si afferma ancora, ricordando ”i pomodori, l’olio di oliva, le olive… e ovviamente, la pasta, protagonista della ‘vera cucina italiana”’.

Un entusiasta “benvenuti al nostro ristorante introduce un menù  “alle ricette mafiose, all”omerta”, alla ‘cosa nostra”’: caprese ‘Don Lo Giudice’, petto di pollo ‘dei picciotti’, insalata con funghi ‘dell’Etna’, fico ‘N’drangheta’, bruschette ‘Bernardo Provenzano’, ‘Salvatore Giuliano’, ‘Vito Genovese’, marinata ‘La Camorra’. E ancora, ravioli ‘Al Capone’, pappardelle ‘Crimine organizzato’, pesce del ‘Omicidio eccellente’. I manicaretti, se cucinati nella tradizione italiana, saranno anche buoni, ma il cattivo gusto è in agguato se considerati di “tradizione mafiosa”.

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