Hacker contro hacker: Julian Assange trova sulla sua strada un avversario temibile. Si tratta del leggendario “Mudge”, al secolo Peter Zatko, schierato in campo dal Pentagono per fermare la fuga di notizie riservate dagli archivi statunitensi, come quelle organizzate da Wikileaks. “E’ un tipo molto brillante”, ha detto di lui Assange, rispondendo a una domanda di Andy Greenberg, che lo ha intervistato per conto di Forbes: l’australiano ha poi rifiutato di commentare il fatto che il ‘rivale’ lavora nell’Advanced Research Projects del Pentagono per sviluppare una tecnologia che impedisca la fuga di notizie. Di fatto una tecnologia contro Wikileaks.
“Mudge”, 40 anni americano, e’ uno dei membri storici del gruppo L0pht, fondato a Boston nel 1992. “Possiamo spegnere tutto il web mondiale in 30 minuti”, dissero i sette componenti storici del gruppo in una audizione del Congresso americano nel 1998. Quello che a tutt’oggi e’ considerato uno dei principali “hacker think-tank” mondiali, ha avuto un ruolo centrale nello sviluppo del movimento “hacktivism”, ispirato alla creazione di tecnologie contro la censura e per la promozione dei diritti umani su internet. Nel 2000 la svolta: Mudge, additato come l’autore di numerosi ‘DDos (distributed denial-of-service) attack’ viene invitato a partecipare a un incontro sulla sicurezza telematica alla presenza del presidente Bill Clinton.
I media, all’epoca, titolarono “Clinton combatte gli hacker con un superhacker”. Poi Mudge scompare per qualche anno, e riappare nel 2004 come esperto di informatica “al servizio delle istituzioni”. Oggi figura nello staff del Darpa – Defense Advanced Research Projects Agency – del Pentagono la cui missione, spiega il sito, e’ quella di “mantenere la superiorita’ tecnologica militare degli Usa per prevenire” attacchi alla sicurezza nazionale. “Creiamo ‘sorprese’ tecnologiche per i nostri avversari”, recita uno slogan del Dipartimento fondato nel 1958.
E non c’e’ solo Mudge sulle tracce di Assange: molti avversari americani di Assange hanno tirato un sospiro di sollievo domenica scorsa, alle 17 italiane in punto. I responsabili di Wikileaks sono stati costretti ad ammettere che “Jester” (giullare), aveva di fatto oscurato il sito a poche ore dalla pubblicazione dei file del Dipartimento di Stato con un attacco DDos. Si autodefinisce “un criminale informatico buono, che si batte a favore del bene”, e’ ”un ex militare di un plotone piuttosto famoso, di un Paese volutamente non specificato”.