Anche se Julian Assange e tutti coloro che lavorano in Wikileaks dovessero essere arrestati, addirittura uccisi, la sfida del sito non si fermerà . Assange, in una chat sul sito del quotidiano inglese Guardian, ha svelato come: “Abbiamo consegnato tutti i documenti in nostro possesso a circa 100mila persone in tutto il mondo che li possiedono in forma criptata. Se ci dovesse accadere qualcosa e non fossimo più raggiungibili, una chiave elettronica verrebbe inviata via web rendendo i file leggibili. A questo punto queste 100mila persone avrebbero il compito di divulgarle”. Assange ha anche aggiunto che l’archivio di documenti Wikileaks è “in mano a diverse testate”.
Il fondatore di Wikileaks ammette di temere per la vita essendoci ”superpotenze” tra i soggetti al centro delle rivelazioni diffuse. ”Le minacce per le nostre vite sono di pubblico dominio. Da parte nostra prendiamo tutte le precauzioni necessarie, ma nella misura in cui ciò è possibile trattandosi di superpotenze”.
Julian Assange ha anche specificato che non tornerà più in Australia: l’hacker ha ”nostalgia” del suo paese ma nella diretta web ha detto che il primo ministro Julia Gillard e il ministro della Giustizia Robert McClelland hanno messo in chiaro che il suo ritorno sarà ”impossibile’. ”Non solo sarà impossibile, ma stanno lavorando attivamente per aiutare il governo degli Stati Uniti nei suoi attacchi contro di me e contro la mia gente”, ha affermato Assange nella prima risposta pubblicata sul sito del Guardian tra quelle inviate dai lettori. L’intervento è iniziato con circa un’ora di ritardo a causa di problemi tecnici.