Ora Julian Assange ha paura. ”Qualcuno come Daniel Ellsberg, l’uomo che nel 1971 svelò i documenti del Pentagono sulla guerra del Vietnam, sostiene che la mia vita e’ in pericolo” racconta il fondatore di Wikileaks in un’intervista pubblicata dalla Repubblica ed El Pais .
”Credo che un rischio ci sia – precisa Assange – piccolo ma non insignificante. C’è un rischio serio che venga processato e arrestato. Stanno cercando di montare un caso di spionaggio contro di me e altri membri dell’organizzazione’.
Assange individua come suo ”peggior nemico”, dal punto di vista ”delle risorse impegnate per starci addosso”, l’ ”esercito degli Stati Uniti” e poi a seguire ”le banche”. ”Offensivo”, invece, che lo si definisca un giornalista, per via di quelli che definisce gli ”abusi del giornalismo”, fra i quali quello ”più grande della guerra raccontata dai giornalisti”.
”Giornalisti che si rendono corresponsabili della guerra non facendo domande, abdicando alla propria integrità e appiattendosi vigliaccamente sulle fonti governative”. ”Pubblicando 76 mila documenti riservati sui 90 mila di cui siamo in possesso – afferma riferendosi al materiale sull’ Afghanistan – ci sono molte cose di cui parlare. Quei documenti hanno rivelato ora, data, luogo e circostanze della morte di circa 20 mila persone. Punto e basta. Nei due mesi trascorsi da quando è stato pubblicato quel materiale, per quanto ne sappiamo nessun civile afgano e’ stato danneggiato dalla pubblicazione dei documenti”.