Nonostante tutte le diplomazie mondiali lo accusino di essere un destabilizzatore di professione, e in America ci sia addirittura chi vuole equiparare il ‘suo’ Wikileaks ad una associazione terroristica, Julian Assange, il fondatore del sito più celebre al mondo, passa al contrattacco. Dopo aver causato il terremoto nel mondo della diplomazia mondiale, ora si appresta a causarne un altro nel mondo della grande finanza: ”Ho i file riservati di una grande banca americana, li pubblico all’inizio dell’anno”. Lo ha rivelato lui stesso in una ”rara intervista” al mensile americano Forbes, realizzata a Londra l’11 novembre scorso. Nell’intervista Assange rivela di avere pronti altri documenti scottanti.
”Ho anche file della Russia, ma per ora non li pubblico” ha detto. Intende pubblicare invece quelli di ”una grande banca americana”. Media americani hanno precisato che nel 2009 lo stesso Assange aveva dichiarato in un’altra intervista di essere in possesso di un hard drive di un manager della Bank of America. La Banca ha gia’ smentito, precisando di non avere ”alcuna prova” che Wikileaks sia in possesso dell’hard drive in questione. Tuttavia al mensile Forbes Assange l’11 novembre scorso aveva detto: ”All’inizio del prossimo anno una grande banca si trovera’ rivoltata come un calzino. Decine di migliaia di suoi documenti verranno pubblicati su Wikileaks, al di la’ delle richieste dei manager o altri avvertimenti”.
Un annuncio che suona agli occhi del mondo finanziario Usa come una minaccia potenzialmente in grado di far saltare un intero sistema, dalla Borsa alle grandi banche d’affari di Wall Street. “E’ una grande banca americana?”, ha chiesto Forbes ad Assange. ”Si’. Non vi diro’ di piu”’. Ha aggiunto solo che la nuova pubblicazione ”esporra’ i livelli esecutivi in un modo tale da stimolare indagini e riforme. Immagino”. Assange ha detto di volerlo fare per motivi etici.
”Non sono uno anti-sistema. Incasellarmi in una categoria economica o filosofica non sarebbe corretto. Ma una cosa e’ il pensiero liberale americano, un’altra è il pensiero del libero mercato. Ho abbastanza conoscenza della politica e della storia per sapere che il libero mercato rischia di finire in una situazione di monopolio se non si lavora per mantenerlo libero. Wikileaks e’ nato con lo scopo di rendere il capitalismo piu’ libero e etico”.
Di cultura e formazione anglosassone, l’australiano Assange crede nel liberismo. Ma fondato, dice, su regole che premino l’onestà dei manager. “Per un manager onesto è più facile andare avanti se i suoi concorrenti vengono toccati in modo negativo dalla pubblicazione delle loro malefatte”. “E’ corretto definirla un sostenitore del libero mercato?”, gli chiede Forbes. ”Certamente sì – risponde -. Nei confronti del capitalismo ho opinioni contrastanti, ma amo il libero mercato. E il mercato perfetto richiede un’informazione perfetta”.
Quale possa essere la banca americana nel mirino di Wikileaks, è ora il segreto che caratterizzerà le speculazioni giornalistiche dei prossimi mesi. E ancora di più quali possano essere i manager coinvolti. Come già successo ai diplomatici del Dipartimento di Stato o agli ufficiali del Pentagono impegnati in Iraq o in Afghanistan, questi manager rischiano ora di essere travolti da una fuga di notizie tanto scomoda quanto clamorosa, potenzialmente in grado di minare gli equilibri del sistema. Dopo i governi, è ora Wall Street a tremare.