
WASHINGTON – Wikileaks, condanna confermata a 35 anni a Chelsea Manning, come si chiama oggi, dopo il cambio di sesso, il soldato Bradley che passò al fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, oltre 700mila documenti riservati dell’esercito americano. Il generale Jeffery Buchanan, comandante della corte marziale in cui si era tenuto il processo, ha confermato la condanna per sei violazioni dell’Espionage Act e 14 altri capi d’accusa. Niente riduzione della pena, come sperato da alcuni. E si fa strada l’ipotesi di un ricorso alla Corte d’Appello penale dell’esercito.
Una condanna pesante nonostante l’accusa più grave verso Manning, quella di collaborazione con il nemico, fosse caduta.
L’accusa aveva offerto alla giovane una riduzione della pena in cambio di una sua testimonianza contro Wikileaks. Ma l’offerta era stata rifiutata.
“Quando un soldato che ha condiviso delle informazioni con la stampa e il pubblico viene punito in maniera più severa di coloro che hanno torturato prigionieri e ucciso civili, allora qualcosa è davvero sbagliato con il nostro sistema giudiziario”,
ha commentato Ben Winzer, direttore dell’American Civil Liberties Union’s Speech, Privacy and Technology Project.
In caso di buona condotta e riduzione della pena Manning potrebbe uscire dal carcere all’inizio del 2020, congedato, peò, “con disonore” dall’esercito.