Wikileaks: Julian Assange è stato arrestato in Gran Bretagna

Julian Assange

Il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, è stato arrestato in Gran Bretagna. Assange si è presentato alle 9:30 ”su appuntamento” in un commissariato di Londra dopo esser stato raggiunto da un mandato di arresto europeo per conto della Svezia. Poi si è presentato davanti al tribunale della città di Westminster, uno dei borghi di Londra verso le 14 ora italiana.

Il portavoce di Scotland Yard ha detto che la magistratura svedese vuole che Assange risponda di due accuse di molestie sessuali e una accusa di stupro, reati che sarebbero stati commessi tutti nell’agosto 2010. Due donne accusarono il patron di Wikileaks di averle aggredite sessualmente, accuse che Assange ha sempre negato. Secondo Sky News, dopo esser stato interrogato dalla polizia, Assange comparirà dinanzi ai magistrati di una corte britannica (la City of WWestminster) che decideranno sull’estradizione; ma il suo avvocato ha ribadito che Assange si opporrà con tutte le sue forze a ogni tentativo di estradizione, perché il rischio è che possa essere “consegnato agli americani”.

Secondo quanto scriveva il Guardian, prima dell’arresto Assange stava cercando aiuto dai suoi sostenitori per mettere assieme una somma tra le 100 e le 200 mila sterline: la cauzione necessaria per restare in libertà. Oltre alla somma in denaro il capo di Wikileaks avrà però bisogno di almeno sei persone che garantiscono che resterà a disposizione delle autorità giudiziarie.

Intanto non si fermano i sostenitori del capo di Wikileaks. Una protesta silenziosa con bavagli e copertine di Time e’ stata organizzata sotto il tribunale di Westminster dal gruppo Justice for Assange. La manifestazione anti-censura a favore del capo di Wikileaks prevede che i partecipanti indossino una maschera con il volto di Assange che si puo’ scaricare dal sito del gruppo.

Un network di hacker ha risposto invece organizzando un attacco informatico contro PayPal e Postfinance, che hanno bloccato i finanziamenti a Wikileaks. “La banca svizzera (PostFinance) che ha chiuso il conto a Assange è stata tirata giù oggi con un Ddos attack (negazione del servizio, lo stesso lanciato in più occasioni contro i domini di Wikileaks in questi giorni)”, recita un annuncio del gruppo su Twitter. Qualche ora prima, un altro assalto informatico era stato lanciato contro PayPal, sempre dal gruppo, denominato Operation Payback, operazione “resa dei conti”. Le due società non hanno confermato la notizia.

Su Twitter, il gruppo aveva annunciato con anticipo “l’ora X” invitando i membri a “fare fuoco” al momento convenuto. Operation Payback è un gruppo hacker di “difensori della pirateria informatica” nato per rispondere ai tentativi di oscurare Torrent e altri programmi di condivisione dei file in rete messi in atto da “hacker pagati dalle aziende” per tutelare il copyright.

Portavoce di Wikileaks: “Non ci fermiamo”. Il portavoce di Wikileaks ha detto che l’arresto di Julian Assange e’ un attacco alla liberta’ dei media ma non fermera’ il gruppo nella sua missione. ”WikiLeaks e’ operativa. Continuiamo come prima sugli stessi binari. Ogni sviluppo SU Assange non cambia i piani per la pubblicazione dei documenti oggi e nei prossimi giorni, ha detto il portavoce Kristinn Hrafnsson precisando che le operazioni saranno coordinate da un gruppo di persone a Londra e in altre sedi.

Avvocato di Assange: “Minacce al figlio di Julian”. Jennifer Robinson, una dei legali britannici che difendono Julian Assange, ha detto alla radio australiana Abc che Daniel, il figlio di 20 anni del capo di Wikileaks, ha ricevuto minacce di morte. La Robinson ha chiesto alle autorita’ australiane di indagare su queste minacce. Daniel Assange aveva recentemente difeso il padre nel suo blog: ”Rispetto il suo lavoro e non ho dubbi che le accuse nei suoi confronti sono false”. Ieri di nuovo il giovane Assange aveva commentato il ruolo paterno: ”Considerarlo uno ladro di notizie quando in realta’ un giornalista non crea solo confusioni morali ma e’ periocoloso in generale per i giornalisti”.

Videomessaggio. Prima di consegnarsi alla polizia di Londra Julian Assange ha registrato un messaggio in video che la sua organizzazione Wikileaks diffonderà in giornata. Lo scrive il Guardian. Wikileaks non ha invece intenzione di aprire le cassaforti dei restanti 200 mila e piu’ documenti segreti del Cablegate distribuite in file criptati a sostenitori in tutto il mondo e che possono essere aperti solo con una ‘chiave’ da 256 cifre.

Frattini: “Ora processatelo”. “Era ora, l’accerchiamento internazionale per fortuna ha avuto successo” commenta il ministro degli Esteri, Franco Frattini. Conversando con i cronisti alla Farnesina ha aggiunto: “Assange ha fatto del male alle relazioni diplomatiche internazionali e mi auguro che sia interrogato e processato come le leggi stabiliscono”.

Chi è Julian Assange. Fin dalla nascita, un alone di mistero circonda la figura di Julian Paul Assange, 39 anni – ma anche la data di nascita e’ incerta – l’australiano fondatore del sito di diffusione di documenti Wikileaks, arrestato oggi a Londra su mandato emesso in Svezia per reati sessuali. L’hacker-giornalista piu’ famoso al mondo – anche se lui rifiuta come offensiva la definizione di ‘giornalista’, criticando l’atteggiamento giudicato ”complice” della stampa nelle guerre moderne – ritiene di essere vittima di persecuzione. Ritiene di essere oggetto di diffamazione per aver pestato troppi piedi, a partire da quelli del Pentagono, per aver pubblicato 400.000 documenti segreti, molti dei quali ”scottanti”, sulla guerra in Iraq e 77.000 su quella in Afghanistan. E’ capace di forzare i sistemi piu’ protetti con l’unico scopo di vedere se c’e’ nascosto qualcosa di interessante da pubblicare. ”Chiamatemi mendax (bugiardo). Ma nel senso oraziano di ‘splendide mendax’ (bugiardo per una giusta causa)”.

Secondo la leggenda, il primo nome di battaglia scelto in Australia dall’allora 16enne futuro fondatore di Wikileaks fu preso di peso dal poeta latino Orazio. Nato nel 1971 a Townsville, nel Queensland australiano, Assange dovrebbe il suo nome a Ah Sang (”signor Sang” in cinese), un emigrato dalla Cina trasferitosi all’inizio dell’Ottocento in Australia. Il padre era titolare di una compagnia teatrale itinerante. La madre, invece, era figlia di emigranti irlandesi e scozzesi. Stando alla leggenda, il piccolo Assange nei primi suoi 20 anni di vita avrebbe cambiato casa ben 37 volte. Senza andare a scuola, ma studiando nelle biblioteche che di volta in volta trovava sul suo cammino. E’ stato li’ che ha incontrato Orazio. Mentre e’ stato nel retrobottega di un negozio di elettrodomestici che ha incontrato il suo primo computer. Nel 1987, A 16 anni, era gia’ in grado di scrivere programmi per il Commodore 64. E, con lo pseudonimo di Mendax, entrare dall’Australia nelle prime reti informatiche che cominciavano ad affacciarsi nel mondo.

Da allora Assange ha cambiato nome migliaia di volte, ha imparato centinaia di programmi, e ha violato centinaia di sistemi. ”In nome di cio’ che ritengo sia di pubblico interesse – ha dichiarato in un’intervista al New Yorker – perche’ credo nel giornalismo scientifico, e la rivelazione di documenti di intelligence e’ molto spesso un atto di coscienza nell’interesse della gente”. Si definisce ”editore” di Wikileaks, ma non direttore. Per lui possono lavorare centinaia di persone, ma la pianta organica fissa e’ di tre o quattro persone. E’ stato Wikileaks, a trovare e a pubblicare il video segreto ripreso nel 2007 da un elicottero Usa a Baghdad che documenta l’uccisione per errore di 18 persone, tra cui un fotografo della Reuters e il suo autista. I documenti sulla guerra irachena pubblicati il 22 ottobre scorso parlano di presunta complicita’ dell’esercito degli Stati Uniti in molti casi di tortura, per i quali non avrebbe ”fatto nulla”, svelano almeno 15.000 episodi non noti e formulano un conteggio finora sconosciuto di 109.000 morti fra il 2003 e il 2009, 66.000 dei quali vittime civili.

Assange ha cercato, prima che esplodesse il suo caso giudiziario per reati sessuali, di costruirsi una base operativa in Svezia, paese che ha leggi molto stringenti a tutela dei giornalisti e della liberta’ di stampa. Il 4 novembre Assange aveva affermato di voler chiedere asilo politico alla Svizzera. Da allora era scomparso, anche se i suoi legali avevano recentemente dichiarato che si trovava in Gran Bretagna e che Scotland Yard era al corrente del suo nascondiglio.

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